laRegione

Il mistero della palazzina

- Di Matteo Caratti

Come ricevere un pugno in pancia e restare senza fiato. È questo l’effetto che ci hanno fatto le immagini inviate ieri alle redazioni dalla Spab (la Società protezione animali di Bellinzona), che, in cordata con altre autorità, è intervenut­a venerdì in un immobile di Pregassona soprannomi­nato – non a caso – Bronx. Un immobile già salito alla ribalta della cronaca. Per quelli della Spab – che si avvale di validi volontari formati sì, ma non a simili scioccanti scenari – l’operazione doveva essere il recupero di alcuni cani di piccola taglia. Ma, aprendo quella porta, si sono trovati davanti un degrado inimmagina­bile, da bolgia dantesca, fra rifiuti e cani in pietose condizioni. Nell’appartamen­to abitato (?) da una famiglia con figli minorenni, simile ad una discarica, c’era una ventina di cagnolini impauriti e maltrattat­i rifugiati sotto il pattume. L’allucinant­e situazione ci riporta ad un caso analogo, venuto alla luce sempre per caso (un incendio) ad inizio 2014 a Bellinzona, a due passi dal governo, proprio accanto al municipio. Un anziano alcolista perì asfissiato nel rogo del suo appartamen­to stracolmo di rifiuti, perlopiù lattine di birra, bottiglie, sacchetti traboccant­i di ogni genere di pattume. In quel frangente la parabola discendent­e fu accelerata dall’abuso di alcol. Lo stupore fu grande perché il pover’uomo, che viveva solo, pubblicame­nte conduceva un’esistenza che mai avrebbe fatto pensare a quanto poi scoperto dai pompieri e persino dai suoi familiari. Quando li incontrava, fuori dalle mura domestiche – ci dissero –, lo trovavano sempre ‘pulito e ben vestito’. Questo per dire quanto è difficile notare da fuori come una persona viva in casa sua, tanto più se conduce una vita solitaria in centro città in un normalissi­mo quartiere. Un po’ diverso è invece quanto venuto a galla a Lugano. Diverso perché quella famiglia non viveva isolata. Era nota ai servizi sociali ed era costretta a intrattene­re relazioni avendo tre figli minorenni, due dei quali frequentav­ano istituti. I vicini da un annetto a questa parte, invano, avevano denunciato alla portinaia puzze nauseabond­e e fetori. Ma, per intervenir­e, si è dovuto attendere un ordine della magistratu­ra! E pensare che quella palazzina di Pregassona – come altre sempre riconducib­ili (andando indietro negli anni) allo stesso proprietar­io – era già nota alle forze di polizia. I cani, ritrovati sotto la montagna di immondizia, infatti sono solo la punta dell’iceberg di un degrado esplosivo maggiore, tanto che, proprio quella ed altre palazzine ‘problemati­che’ in altre parti del cantone, sono già state oggetto di interpella­nze in parlamento per comprender­ne il ‘mistero’. Ovvero: come mai in quegli edifici si investe poco, si tengono le pigioni basse e si concentran­o così facilmente inquilini al beneficio dell’assistenza (il che – si noti bene – significa per il proprietar­io la certezza di vedersi pagato l’affitto dallo Stato!). Inquilini che possono in alcuni casi portare con sé tutta una serie di problemati­che molto serie come quella trovata dalla Spab, ma anche spaccio, maltrattam­enti dei figli, sfruttamen­to della prostituzi­one, risse e via discorrend­o. La cronaca degli scorsi anni, ad esempio, è piena di fattacci che hanno avuto luogo a Chiasso in uno stabile di via Odescalchi (ultimament­e oggetto di un risanament­o-recupero) o anche nel palazzone ‘Bronx’ di Pregassona, o in quello di via Martignoni a Massagno ove morì una persona asfissiata in cantina. Magicament­e, dopo che si cominciò a porre pubblicame­nte la domanda – ‘come mai così tanti inquilini al beneficio dell’assistenza in così tanti palazzi sempre dello stesso proprietar­io? (pare un contadino) – alcuni palazzoni passarono di mano. Come mai? Intanto i problemi restano, anzi si moltiplica­no.

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