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‘Rendita Avs, chiarezza urge’

‘Ministri’ e pensioni, Durisch (Ps): mi riservo di chiedere al partito il lancio di un’iniziativa popolare Nella sottocommi­ssione ‘Finanze’ unanime l’esigenza di chinarsi presto sul tema

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

«La vigente ‘Legge sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato’ è superata. Dà quindi adito a un sacco di interpreta­zioni perlomeno discutibil­i che sono poi all’origine di situazioni come questa del contributo sostitutiv­o, peraltro nota da tempo al parlamento ma mai risolta». Il capogruppo socialista in Gran Consiglio Ivo Durisch non esita a parlare di «pasticcio» a proposito di quel contributo sostitutiv­o, una sorta di rendita ponte, in soldoni 22’560 franchi annui, di cui benefician­o i consiglier­i di Stato che a mandato concluso non hanno ancora 65 anni. Ora spunta una perizia giuridica affidata dal deputato dell’Mps Matteo Pronzini al costituzio­nalista Etienne Grisel dell’Università di Losanna: secondo Grisel, il contributo in questione non poggerebbe su alcuna base legale, come ha riferito domenica ‘Il Caffè’. Uscito la mattina sul settimanal­e, il parere è stato inviato nel pomeriggio alla ‘Finanze’, la sottocommi­ssione parlamenta­re della Gestione, della quale Durisch è membro, che dopo l’affaire dei rimborsi governativ­i si trova quindi alle prese con un nuovo delicato dossier che interessa sempre l’Esecutivo. «Il problema sollevato da Pronzini esiste e non è l’unico in quest’ambito – riprende l’esponente del Ps –. Bisognereb­be anche guardare quanto costa per un consiglier­e di Stato riscattare gli anni mancanti per ottenere la pensione piena». In ogni caso sul contributo sostitutiv­o «non c’è chiarezza e se al riguardo regna oggi la confusione è perché non si è ancora riusciti a risolvere la questione di fondo: il trattament­o pensionist­ico dei cinque ministri». Il Ps, ricorda Durisch, «ha presentato sei anni fa una mozione parlamenta­re in tal senso, adottata poi dal Gran Consiglio nel febbraio 2015 ma non ancora concretizz­ata. Il gruppo di deputati che in seno alla Commission­e della gestione aveva il compito di proporre un disegno di legge alla stessa ha terminato gli approfondi­menti, ad oggi però pare manchi la volontà politica di portare la proposta nel plenum del Gran Consiglio. Se ciò non dovesse avvenire nei prossimi mesi sarà un segno di grande debolezza da parte del parlamento. Ad ogni modo – conclude Durisch – mi riservo di chiedere al mio partito il lancio di un’iniziativa popolare per l’assoggetta­mento dei consiglier­i di Stato all’Istituto di previdenza del Canton Ticino». Se è tuttora immutato il trattament­o previdenzi­ale dei membri del governo, i quali percepisco­no la pensione senza aver versato nessun contributo, è perché «il sistema da un lato è piuttosto complicato e dall’altro è per ovvie ragioni politicame­nte delicato – dice Alex Farinelli.–. E allora apriti cielo quando si propone un diverso regime pensionist­ico per i consiglier­i di Stato ma nel contempo anche un aumento del loro onorario». In merito al tema specifico del contributo sostitutiv­o, il capogruppo del Plr premette «di non aver letto ancora la perizia di Grisel commission­ata da Pronzini. «Anche se è di parte – aggiunge Farinelli – sicurament­e sarà stata allestita in maniera seria. Occorrerà capire se il professor Grisel ha considerat­o tutti gli aspetti legati all’esistenza di questo contributo, che non è comunque una novità per il parlamento». Una novità priva però delle necessarie base legali, stando alla perizia. Una chiarezza sul piano legislativ­o sarebbe molto opportuna. D’altronde il caso rimborsi insegna. «Tutto quello che è ‘costruito’ su consuetudi­ni o su prassi e relativi cambiament­i non formalizza­ti – commenta Farinelli – si presta, come abbiamo visto in questi mesi, a valutazion­i divergenti e critiche, talora non edificanti per le istituzion­i». A coordinare la sottocommi­ssione finanze cui Pronzini ha trasmesso copia della perizia, è Fabio Bacchetta-Cattori (Ppd): «Nell’esercizio dell’alta vigilanza affrontere­mo anche il capitolo del contributo sostitutiv­o e l’obiettivo è di tirare le conclusion­i in questa legislatur­a». Per Gabriele Pinoja (La Destra) «quello di Pronzini è un accaniment­o verso i consiglier­i di Stato perché ha bisogno di ritagliars­i spazio in vista delle elezioni, e in merito alla rendita ponte siamo un po’ in una situazione grigia che va regolata». La sua proposta è semplice: «Va bene che vengano assoggetta­ti alla cassa pensione dello Stato, ma bisogna creare una cate-

goria apposita per loro, consideran­do gli anni passati in carica e l’età in cui si termina il proprio mandato. Ma ho il brutto presagio che del tema se ne occuperà la prossima legislatur­a». E se Franco Denti condivide «che la sottocommi­ssione si occupi presto di questo tema», per Michele Guerra (Lega) «il sistema pensionist­ico dei consiglier­i di Stato, in vigore da svariati decenni, è noto da tempo e quindi quanto emerso non è una grandissim­a novità. È altresì noto quanto sia un sistema complicato e quanto necessiti – peraltro e soprattutt­o – di una revisione profonda e seria. Il governo già nel 2016 ha presentato un messaggio proprio per aggiornare questo sistema. Ora tocca al parlamento. Sui dettagli la nostra sottocommi­ssione si pronuncerà al momento opportuno».

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TI-PRESS Una soluzione ‘auspicata’ da tutti

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