Un commander-in-chief all’Onu
New York – Assenti, o disinteressati, i suoi principali “competitor”, sarà Donald Trump il mattatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si apre oggi a New York. Sarà la sua seconda volta; niente male per uno che, prima di essere eletto presidente, dell’Onu si era interessato solo in veste di palazzinaro, mirando all’appalto miliardario per il rinnovo della sede newyorkese. Oggi, il politico che più di ogni altro ha manifestato e praticato il proprio disprezzo per l’organizzazione-mastodonte nel suo momento di crisi più acuta, parlerà da aspirante capo del mondo, dettando la linea su Siria, Iran, Venezuela, Corea e altri evergreen della sua retorica millantatrice. Il povero segretario generale Antonio Guterres ha dovuto fare buon viso. Con Washington fuori dal Consiglio dei diritti umani, il taglio dei fondi all’Agenzia per i rifugiati palestinesi (per non dire della carta straccia fatta dell’accordo di Parigi sul clima, di quello sul nucleare iraniano...) Guterres ha anche dovuto subire i complimenti di Trump: “È diventato un grande amico – ha detto il presidente – e sta facendo un ottimo lavoro in una situazione complessa ma bella”. Centotrenta, tra capi di Stato e di governo, sfileranno al podio per dire la loro. Significativamente non si vedranno Vladimir Putin, Xi Jinping, Narendra Modi. Ma neppure il canadese Justin Trudeau. Tutti oberati di impegni pur di non trovarsi accanto a Trump. A fargli da spalla ci sarà piuttosto Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano ha già anticipato che davanti all’Assemblea renderà note “nuove informazioni” sull’Iran. I suoi portavoce hanno assicurato che il suo intervento sarà “grande, molto interessante con nuove informazioni che saranno rivelate e che lasceranno una forte impressione”. Trump farà Trump? si è chiesta la Bbc alla vigilia dell’Assemblea. O il presidente di “America first” sarà più rispettoso del decoro diplomatico nella casa del multilateralismo? La sua rappresentante Nikki Haley ha previsto la più alta audience tv per una sessione dell’Onu. Ed è quello che più interessa a Trump.