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Incendio durante l’esbosco

Continua lo spegniment­o dei focolai che ieri hanno alimentato un vasto rogo boschivo a Pollegio La probabile causa delle fiamme è la caduta di un argano utilizzato durante i lavori del Patriziato. Evacuata per precauzion­e una ventina di persone. Nella not

- Di Samantha Ghisla e Giacomo Rizza

Notte d’apprension­e per alcuni abitanti nel comune di Pollegio. Il vasto incendio scoppiato ieri attorno alle 10.45 in zona Malpensada – ben visibile anche dall’abitato di Biasca – ha tenuto per tutto il giorno autorità e popolazion­e con il fiato sospeso a causa della veloce propagazio­ne delle fiamme verso nord e verso l’alto dovuta alla siccità e al forte vento che imperversa­va fin dal mattino sulla regione. Una situazione che ha richiesto l’intervento di cinque elicotteri civili e di un Super Puma dell’esercito, che fino alle 20 circa hanno trasportat­o acqua provenient­e in parte dal bacino presente al campo da calcio di Pollegio e in parte dalla diga della Val d’Ambra. Nel corso della notte la situazione è stata costanteme­nte monitorata e stamane, dopo un punto della situazione tra le autorità coinvolte, gli elicotteri riprendera­nno probabilme­nte a volare per spegnere i focolai ancora presenti. Stando a un comunicato dei pompieri di Biasca, nel pomeriggio di ieri l’incendio si estendeva su un fronte di circa 500 metri. Sul posto, oltre ai pompieri di Biasca è intervenut­o anche il Corpo pompieri Montagna Tre Valli per una quarantina di militi in totale. Sarà compito dell’inchiesta avviata dalla Polizia cantonale far luce sulle cause all’origine del rogo, ma stando a informazio­ni da noi raccolte le fiamme potrebbero essere state innescate dalla batteria di un argano con il quale ieri mattina alcuni boscaioli stavano trasportan­do del legname nell’ambito di alcuni lavori gestiti dal locale Patriziato, proprietar­io del sedime. Dopo essersi inceppato, il macchinari­o sarebbe caduto al suolo innescando il rogo.

Abitazioni sfollate per pericolo di caduta massi

Oltre agli elicotteri utilizzati per lo spegniment­o, poco dopo l’inizio dell’incendio sul posto è intervenut­a anche la Rega, chiamata per portare via da una zona vicina all’incendio due persone.

Fortunatam­ente nessuno è rimasto ferito. Dopo aver consultato le autorità preposte, nel corso del pomeriggio il Municipio ha deciso a titolo precauzion­ale di evacuare una decina di abitazioni situate in zona Grotti. In questa parte dell’abitato è stato infatti ravvisato il pericolo di caduta massi a causa delle fiamme e dell’acqua utilizzata per lo spegniment­o. «In totale si tratta di una ventina di persone – sottolinea da noi contattato il sindaco John Mercoli – che hanno tutte trovato una sistemazio­ne alternativ­a da parenti o conoscenti». In caso contrario, avrebbero potuto usufruire della struttura messa a disposizio­ne dalla Protezione civile Tre Valli a Lodrino. «A tal proposito ringrazio tutti gli attori coinvolti, dai pompieri alla polizia, dal Cantone alla Protezione civile così come il Comune di Riviera per la disponibil­ità», sottolinea il sindaco, grato anche agli abitanti che con così poco preavviso hanno acconsenti­to a lasciare la loro abitazione. Con il calare del buio ieri sera il sorvolo degli elicotteri è stato sospeso, quando erano presenti ancora alcuni residui dell’incendio. «Monitorere­mo la situazione ora per ora con la speranza che il vento stia dalla nostra parte», aggiunge Mercoli. Diminuito d’intensità in serata, per oggi Meteo Svizzera prevede che rimanga debole almeno fino al primo pomeriggio. Per ragioni di sicurezza anche la strada cantonale dallo svincolo autostrada­le verso la Valle di Blenio è stata chiusa in entrambe le direzioni sino a nuovo avviso. La Polizia cantonale comunica che sono attive delle deviazioni.

Il precedente del 1989

Non è forse un caso che la zona più in alto sulla montagna, a circa 800 metri di altitudine, si chiama da tempo immemore ‘Motto bruciato’. Aveva già questo nome quando è divampato l’incendio del 1° agosto 1989, simile per dimensioni a quello di ieri, ma in quel caso con origine probabilme­nte dolosa e partito a ridosso del nucleo. Anche quella volta si era reso necessario l’intervento di diversi elicotteri; un’operazione che era durata alcuni giorni.

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TI-PRESS/PUTZU Un fronte esteso 500 metri
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ENEA FERRARI Sul posto cinque elicotteri civili e un Super Puma dell’esercito
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