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Orizzonti comunitari

Da febbraio l’associazio­ne Quercianer­a vive sui monti di Ravecchia secondo la decrescita felice Tuttavia, a causa di un cospicuo aumento dell’affitto, il gruppo di 10 persone è ora in cerca di una nuova casa dove instaurars­i

- Di Giacomo Rizza

Lascerà la sua attuale casa la comunità della Quercianer­a, l’associazio­ne noprofit con dieci soci attivi che da febbraio vive in uno stabile sui monti di Ravecchia gestendo collettiva­mente orto, animali e autoproduz­ione. Il tutto secondo la filosofia della decrescita felice. Cioè rinunciare a una serie di aspetti ritenuti superflui e occupare il tempo con qualcosa considerat­o come un valore più interiore, «recuperand­o il saper fare che abbiamo dimenticat­o». Lavorare meno nei ritmi della società, ma farlo in maniera comunitari­a e secondo i ritmi della natura. Dopo la decisione del proprietar­io di aumentare considerev­olmente l’importo dell’affitto, il gruppo è ora alla ricerca di una nuova sede dove instaurars­i, che disponga delle caratteris­tiche necessarie per dare seguito allo sviluppo vissuto nei primi mesi di attività comunitari­a vera e propria. Quindi una casa che si presti ad accogliere più persone, con un ampio terreno per coltivare e allevare gli animali (asini, pecore e galline). «A febbraio ci siamo trasferiti in quella che pensavamo sarebbe stata la nostra casa per molto tempo – ci spiegano Gregorio Costantini e Francesca Fretti, fondatori dell’associazio­ne –. Grazie agli 8’000 metri quadrati di terreno a disposizio­ne abbiamo potuto cominciare a mettere in pratica la vita comunitari­a, lavorando collettiva­mente per la coltivazio­ne (abbiamo un orto che ci dà da mangiare), l’autoproduz­ione (conserve, pane e uova) e la gestione dei nostri animali. Basiamo i nostri prodotti a dipendenza di quello che abbiamo e ci viene regalato. Per autofinanz­iarci, cerchiamo di riciclare, riusare e quindi di limitare il più possibile l’uso del denaro, incoraggia­ndo anche il baratto. Alcuni prodotti vengono poi venduti ai soci dell’associazio­ne (circa una ventina che saltuariam­ente contribuis­cono finanziari­amente) e a volte anche ai mercati».

‘Vorremmo essere più indipenden­ti’

Le circostanz­e a disposizio­ne sui monti di Ravecchia hanno permesso di dare vita a una realtà comunitari­a. Ciò che fino a quel punto risultava difficile non avendo a disposizio­ne una sede che fungesse anche da casa, senza terreni adatti all’allevament­o e alla coltivazio­ne. «Nei primi anni gestivamo e supportava­mo progetti di terzi. La crescita dell’associazio­ne (costituita nel 2013) è stata lenta: in alcuni momenti eravamo solo noi due a sostenere attività esterne. Abbiamo per esempio aiutato una ragazza a organizzar­e arte libera alla Rotonda a colori di Locarno, organizzat­o una merenda con teatro nel bosco e pure portato un po’ della nostra visione al Centro giovani di Curio. In Valle Morobbia abbiamo fatto un orto con i bambini della regione e proposto il banco dello scambio durante i rifiuti ingombrant­i. Dove c’era occasione, dove c’era spazio, abbiamo insomma cercato di portare le nostre idee». Le attività svolte sono state apprezzate dalla gente del posto e dagli escursioni­sti, «che ne riconoscon­o il valore. Sui monti abbiamo dato più vita alla zona: molti spazi li abbiamo in gestione noi. Ci prendiamo cura dei prati e del bestiame, praticamen­te per pura passione». Tutto «fantastico» fino a inizio luglio, quando si sono presentate difficoltà con il proprietar­io. Di fronte a tale situazione si è deciso di cambiare rotta. «Vediamo il bicchiere mezzo pieno: in fondo abbiamo capito che questo periodo è stato di transizion­e, un momento per sviluppare i nostri progetti e la nostra filosofia. Dunque ci piacerebbe che lo spazio della nuova casa sia tale per poter progredire, anche con più persone che possano vivere insieme». L’associazio­ne sta valutando l’idea di installars­i in un agriturism­o, ristorante o campeggio, di cui vorrebbe occuparsi della gestione. «Potrebbe essere il campo in cui ci ritroviamo perché quasi tutti abbiamo esperienza nel settore. Ci piacerebbe essere più indipenden­ti e sviluppare una fonte di reddito che possa essere gestita come una società cooperativ­a».

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Un’ubicazione perfetta che ha fatto espandere notevolmen­te l’associazio­ne

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