Poveri comuni di montagna
Sono passati poco più di due anni dall’entrata in vigore della Lex Weber sulla limitazione di residenze secondarie al 20% per ogni comune. In Ticino, e senz’altro anche negli altri cantoni montani, si iniziano a vederne gli effetti nefasti, ai quali si potrà difficilmente porre rimedio. Basti pensare che in Ticino è impossibile riattare case vecchie per adibirle a residenze secondarie. Queste riattazioni rappresenterebbero peraltro l’unica modalità, economicamente ancora sensata, malgrado gli attuali grossi costi di ristrutturazione determinati da normative sempre più esigenti, per salvare (...)
Segue dalla Prima (...) il nostro patrimonio culturale montano. Sciaguratamente questa legge lo impedisce in modo tassativo. È davvero una tristezza constatare che in un numero crescente di villaggi del Cantone Ticino – penso in particolare alla Leventina, ma ciò vale anche per le altre vallate montane – case più o meno belle restano vuote ed abbandonate a loro stesse, in attesa di crollare sotto il peso degli anni. Eh sì, perché formalmente, qualora vengano ritenute meritevoli di tutela, non possono nemmeno essere demolite per far “pulizia” all’interno dei nuclei. Quindi assistiamo a delle situazioni che stanno generando, nemmeno tanto lentamente, dei paesaggi rurali quasi spettrali. Il tutto – ed è qui che si giunge al colmo – in urto con le finalità di tutela del paesaggio che la Lex Weber si prefiggeva. Ho sempre ritenuto indigesta questa legge imposta dalle città ai cantoni di montagna, dopo che le prime hanno contribuito in maniera determinante a deturpare irrimediabilmente molte, troppe zone dei cantoni turisticamente più forti, Grigioni, Vallese, Berna ed altri. Un altro effetto perverso di questa folle legge è che un abitante di montagna che ha costruito una casa e che per propri motivi deve lasciare il villaggio dove risiede, non può venderla a chi vuole ma solo ad una persona a sua volta tassativamente domiciliata nello stesso comune. Peccato che di persone locali intenzionate all’acquisto, spesso, non ce ne siano. Tutto ciò rappresenta un’enorme limitazione della libertà di commercio, che invece di salvaguardare i villaggi di montagna, li impoverisce ulteriormente e ne mortifica le speranze di sopravvivere quali nuclei abitati e vitali.