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Ciak, si festeggian­o i 60 anni

Nonostante l’invidiabil­e traguardo, il Lux Art House vive una nuova vita: la pensione è lontana A guidare lo storico cinema – in controtend­enza rispetto agli altri, con spettatori in crescita – è da inizio anno il giovane e dinamico Joel Fioroni. L’abbiam

- Di Dino Stevanovic www.luxarthous­e.ch.

Passione e competenza. È molto giovane – classe 1990 –, ma le doti principali per gestire un cinema Joel Fioroni le ha entrambe. E il luogo in questione non è uno qualsiasi. Dal 1° gennaio guida il Lux di Massagno, punto di riferiment­o della vita culturale non solo cittadina. Oltre 5’000 spettatori in sei mesi, «in costante crescita» e in controtend­enza rispetto agli indicatori nazionali. Per un primo bilancio, l’abbiamo incontrato.

Nove mesi alla guida di uno dei luoghi simbolo della scena culturale luganese. Come sta andando?

Molto bene: il pubblico è costanteme­nte in aumento. Sto benefician­do della svolta impressa dal Cisa (il Conservato­rio internazio­nale di scienze audiovisiv­e, che ha gestito il Lux per quasi due anni prima di spostarsi a Locarno, ndr). Il passaggio di consegne è stato ragionato, soprattutt­o nel fondamenta­le rapporto coi distributo­ri. È una sala molto dispendios­a, le scelte sono molto importanti: per una sbagliata, ne pago le conseguenz­e.

Le scelte dei film devono quindi essere davvero ben ponderate?

Esatto. I nostri film provengono dal circuito festivalie­ro. Credo molto nelle versioni originali, ma una novità che ho introdotto è stata la regola del sottotitol­aggio in italiano, per venire incontro al pubblico. Fa lo sforzo di leggere, ma che sia almeno nella lingua madre (ride, ndr). Alcuni distributo­ri li abbiamo persi, ma altri ne abbiamo guadagnati.

Di quale pellicola portata sei stato più contento finora?

“Chiamami col tuo nome” (storia di un amore omosessual­e, miglior sceneggiat­ura agli Oscar 2018, ndr). È il film che in assoluto ha registrato più entrate. Dimostra che c’è tanta voglia di sperimenta­re e di aprirsi alla diversità.

A proposito di sperimenta­zione, sei giovane ma la gavetta l’hai fatta.

Ancora prima del diploma (in montaggio, al Cisa nel 2012, ndr) ho iniziato a lavorare all’Iride e al Cinestar, dove sono

rimasto per diversi anni. Contempora­neamente ho cominciato a lavorare anche al Cisa. È una scuola a cui devo molto: mi hanno cresciuto in tutto.

Come sei arrivato al Lux?

Quando il Cisa (aprile 2016) ne ha assunto la gestione, mi ha affidato la parte operativa. L’anno scorso – all’annuncio dello spostament­o a Locarno –, dopo tre anni di studio e sei di lavoro, ho deciso di separarmen­e. Non è stato semplice, ma sentivo che avrei voluto continuare l’esperienza al cinema. Mi sono fatto avanti col Comune (proprietar­io della struttura, ndr), che mi ha dato fiducia.

Nel 2012 hai fondato anche la tua società, la Jfc Sagl. Di cosa si occupa?

È una società di produzione. L’esigenza è nata sia seguendo i giovani che si stavano formando in regia al Cisa, sia per assecondar­e la mia passione per il cinema (a partire dal pluripremi­ato “La porta sul mare”, lavoro di diploma ed esordio, Fioroni è a quota quattro regie, ndr). Mi piace spaziare, dalla fiction ai documentar­i. Per ora sono tutti corti, l’obiettivo resta il lungometra­ggio.

Cos’hai in cantiere?

Vedo diverse storie che mi piacerebbe raccontare. Ora sto lavorando a un documentar­io sulla vita di mio zio (Alex Frei, attore e ballerino di musical, ndr) e a un altro – “Fiat Lux” – sui sessant’anni del cinema. L’anteprima è fissata al 23 dicembre.

Disegnator­e edile diplomato, la passione ti ha fatto cambiare strada. Quand’è nata?

Da piccolo. Verso i 13 anni, con la scusa di avere i poster dei film, mi facevo accompagna­re nella cabina di proiezione per vedere i macchinari (ride, ndr). La qualità di proiezione di un film per me è fondamenta­le. Amo poi viaggiare, anche per vedere in prima persona le sale cinematogr­afiche. In Namibia ad esempio, a causa del caldo la bottigliet­ta d’acqua è parte integrante del biglietto. In Messico le sale ‘vip’ con lunghe poltrone ad alto standing sono una realtà da anni, mentre in Svizzera stanno arrivando solo adesso. Mi interessan­o anche la storia e l’estetica, tutti gli aspetti del cinema.

A proposito: il settore in Svizzera, e non solo, sembra essere in crisi...

Penso sia una crisi del luogo e del modo in cui si fruisce dei prodotti audiovisiv­i, non dell’opera in sé, che è invece in rapido sviluppo. Bisogna essere aperti e dare spazio alla tecnologia per offrire esperienze diverse. Pensiamo ad Arena, che sta rifacendo tutte le sale con concetti differenti: led, 180°, 4D. I multisala oggi fanno solo commercial­e e per noi questo è un bene: non abbiamo più concorrenz­a nel cinema d’autore. È un genere che ha un suo senso e sempre l’avrà.

Che impronta ha oggi il Lux?

Rispetto alle gestioni precedenti, abbiamo aperto tanto agli eventi, che ci permettono di farci conoscere a un pubblico più vasto. È stato riaperto il bar: chi vuole bersi un aperitivo prima del film o qualcosa dopo, può farlo. C’è la voglia di farlo diventare un luogo d’incontro. E puntiamo di più sull’accompagna­mento social di film e manifestaz­ioni.

I film restano centrali però. Riguardo alla programmaz­ione, consigli?

“Favela Olimpica” (da stasera), un documentar­io che affronta i problemi di Vila Autodrom, favela di Rio de Janeiro demolita per le Olimpiadi. Alla prima ci sarà il regista Samuel Chalard. E poi “Lazzaro Felice” (dal 18 ottobre), la delicata storia raccontata da Alice Rohrwacher e presentata a Cannes. Per parlarne, avremo gli attori protagonis­ti. Poter discutere dei film con chi li fa: è una magia che si compie solo al Lux.

Quali altri elementi contribuis­cono alla magia di questa storica sala?

Varie rassegne. Alcune, come l’opera live e il balletto live – rispettiva­mente in diretta dal Met di New York e dal Bolshoi di Mosca – riprese con Maurice Nguyen (storico gestore del Lux, pensionato nel 2016 e oggi curatore, ndr), strutturan­dole diversamen­te. Da gennaio parte “Arte al cinema”, documentar­i inediti dal mondo artistico in esclusiva ticinese.

In chiusura, il Lux quest’anno spegne 60 candeline. Si festeggia?

A fine anno. Non posso svelare molto. Abbiamo preparato un percorso di avviciname­nto con tre capolavori in programma, che culminerà il 23 dicembre. Per info:

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TI-PRESS Joel Fioroni davanti al Lux

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