laRegione

Serata sul Centro d’asilo, spintonato anche il diritto di cronaca

E nella Sinistra c’è chi si dissocia dai modi usati dagli attivisti alla serata

- D.C.

Poche idee e confuse; tante urla, parole grosse, insulti e anche più di qualche spallata, in alcuni casi di troppo: è finita così, martedì sera, al Palapenz (cfr. ‘laRegione’ di ieri). Con il rischio di costruire muri e non una convivenza pacifica fra il mondo dentro e fuori la recinzione del futuro Centro federale d’asilo a Pasture, al confine fra Balerna e Novazzano. E con il pericolo di calpestare il diritto di cronaca. Macchina fotografic­a a terra e l’intimazion­e a non scattare foto: si è ritrovato così il nostro fotografo della Ti-Press, spintonato fuori dalla sala come gli attivisti del Collettivo R-esistiamo. Non ne fa una questione personale Pablo Gianinazzi, tutt’altro. Piuttosto un problema di etica profession­ale. Perché non si può impedire a un reporter di fare il suo lavoro, anche se e quando la tensione sale. Del resto, non è il solo ad aver preso uno spintone fuori programma. È capitato pure a un esponente socialista di Chiasso. Il municipale Davide Dosi (Us-I Verdi), però, non se la sente di condannare la polizia, nonostante tutto. Soprattutt­o visto il clima che si è creato. Non ha timore di dire che si «dissocia» dall’incursione del Collettivo R-esistiamo. «Il loro modo di fare – spiega – non era nei canoni democratic­i. Quella non è la modalità corretta di esprimersi: così non si ottiene nulla. Anzi, si squalifica l’azione di tutti. Eppoi ci si lamenta che la Lega avanza». Ancora una volta la Sinistra sembra farsi male da sola agli occhi del municipale chiassese. In realtà gli uomini e le donne del Collettivo, tenace con la sua ‘azione di disturbo’, nel voler attirare l’attenzione sul nodo dei diritti umani, non sono stati i soli ad andare sopra le righe. Vi è stato pure chi ha contribuit­o a scaldare gli animi, sul fronte opposto agli attivisti. Morale: la sfilata di autorità federali, cantonali e comunali doveva essere utile a saperne di più sulla nuova politica della Svizzera e i migranti in cammino, invece. Invece, «non è servita a niente», commenta sconsolato il municipale socialista. Dal canto suo, la Segreteria di Stato della migrazione per voce di Barbara Büschi, direttrice supplente della Sem, ha cercato di rassicurar­e quanti, fra i cittadini di Chiasso, Balerna e Novazzano cercavano solo maggiori informazio­ni. «Saremo in grado di dimostrare – scandisce – che dalla presenza del Centro – provvisori­o dal 2019, e definitivo dal 2023, ndr – non ci saranno inconvenie­nti per la popolazion­e. La struttura sarà un valore per la regione, sia dal punto di vista umano che finanziari­o, quanto a posti di lavoro e appalti». Ma forse i primi da convincere sono gli stessi Comuni.

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