laRegione

C’è una valigia al posto del borsone

- Di Christian Solari

Prima il caso Genoni, quando più che di hockey si parlava di canicola e serate al grotto. Poi, ed è la stretta attualità, spunta l’affare Lindbäck. Che spiazza tutti, addetti ai lavori compresi, ancor più del passaggio con un anno d’anticipo dal Berna allo Zugo del portiere più ambito sul mercato. Infatti nessuno poteva immaginare che il Davos volesse far capo a un nuovo portiere – pur di indubbie qualità, siccome vanta quasi 140 partite in Nhl e il bronzo con la Svezia ai Mondiali del 2010 – quando, in verità, sotto contratto ne aveva già due, ovvero il ventiduenn­e Gilles Senn e il ventunenne Joren van Pottelberg­he, entrambi in scadenza in primavera. Ufficialme­nte, al ‘Tages Anzeiger’, il presidente Gaudenz Domenig spiega che la scelta di arruolare il trentenne di Gävle fosse dettata dall’impossibil­ità di stringere un accordo a lungo termine sia con Senn (draftato un anno fa dai New Jersey Devils), sia con Van Pottelberg­he (scelto dai Detroit Red Wings al Draft 2015). Di sospetto, e non poco, c’è però la tempistica: date le premesse, ci si può chiedere come mai la decisione di prendere a bordo Anders Lindbäck sia arrivata nemmeno una settimana prima del via alla stagione. Natualment­e, per la grande gioia sia di Senn, sia del suo ancor più giovane antagonist­a, che da lì in poi non han più messo piede in pista. Questo nonostante sul piano statistico il gigantesco scandinavo qualche problema l’abbia pur incontrato al debutto in Svizzera, siccome dopo due partite era il peggiore di tutti quanto a ‘save percentage’, cifra poi prontament­e migliorata l’altroieri sera (al 92,39%) grazie allo shutout nella sfida con il neopromoss­o Rapperswil. In ogni caso, la scelta di ingaggiare Lindbäck suona come un’ammissione di sconfitta per Arno Del Curto, sessantadu­enne guru di Sankt Moritz senz’altro non nuovo a gettarsi in numeri circensi senza rete. Come quando (era il 2004) lanciò l’imberbe Jonas Hiller affiancand­olo a un altro giovincell­o senza un nome, ovvero Thomas Bäumle. Oppure quando, tre anni più tardi, sorprese tutti puntando sul ticket Leonardo Genoni-Reto Berra. E poi sappiamo come andò a finire. Stavolta, invece, il risultato è tutt’altro. Senn avrà sì il fisico dalla sua, i numeri invece non ancora (84,44% di parate negli ultimi playoff e 90,48% in regular season), mentre Van Pottelberg­he non ha mai davvero convinto. Di loro, adesso, che ne sarà? Facile: se vorranno giocare dovranno fare le valigie, magari accordando­si con il Davos per varcare l’oceano in anticipo. Oppure dovranno starsene buoni buoni in attesa che, prima o poi, da qualche parte, si rompa qualcuno.

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