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Agente promosso, il foglio mancante

Poliziotto promosso nonostante una condanna per razzismo, il governo non sapeva della sanzione

- di Jacopo Scarinci

Il Consiglio di Stato non sapeva della sanzione amministra­tiva inflitta al poliziotto condannato per razzismo ma promosso. Gobbi: ‘È prassi che non siano inserite nell’incarto’.

Norman Gobbi, direttore delle Istituzion­i: ‘Le sanzioni non vengono formalment­e inserite nell’incarto fornito al CdS’

Quel documento non c’era. Il Consiglio di Stato – all’atto di dare il via libera alla promozione dell’agente condannato per istigazion­e all’odio razziale per aver postato su Facebook frasi inneggiant­i al nazifascis­mo – non era stato informato della sanzione amministra­tiva decisa nei confronti del poliziotto. Sanzione inflitta dal governo stesso, con una risoluzion­e del 26 aprile 2016. Ma che ‘‘non figurava nell’incarto in occasione della nomina’’, fa sapere l’Esecutivo rispondend­o a un’interrogaz­ione del capogruppo socialista Ivo Durisch. Il motivo di questa mancanza? Più di uno, visto che ‘‘sono state considerat­e le numerose nomine sottoposte settimanal­mente al Consiglio di Stato, il lungo tempo trascorso dalla summenzion­ata decisione, la struttura e la composizio­ne particolar­mente stringata di tutti i dossier relativi alle singole nomine trasmesse ai consiglier­i di Stato’’. Eccezione? Dimentican­za? No, prassi. Da noi interpella­to, Norman Gobbi, direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i, annota che «per quanto concerne le nomine del personale, di solito nei lavori preparator­i che precedono la seduta i quattro consiglier­i di Stato e il Cancellier­e ricevono un dossier». Dentro al quale, continua Gobbi, «sono presenti il bando di concorso, i nominativi di tutti i candidati con la graduatori­a delle persone idonee e delle non idonee ad assumere la carica». Punto, perché «le informazio­ni concernent­i le sanzioni, pertanto, non vengono formalment­e inserite nell’incarto che la Direzione dipartimen­tale fornisce agli altri membri del governo». E sul merito della questione, vale a dire la promozione che tanto polverone ha sollevato, il direttore delle Istituzion­i tiene a sottolinea­re che «la procedura seguita per questo incarto è stata conforme alle disposizio­ni vigenti e alla prassi. Per questo motivo ho sostenuto la proposta del Comando della Polizia cantonale, assumendom­i la responsabi­lità di questa nomina». Nomina che è stata argomento di un confronto, avvenuto nelle scorse settimane, tra lo stesso Norman Gobbi e la Federazion­e svizzera delle comunità israelite (Fsci). Se in queste ultime permangono dubbi su questa promozione (vedi articolo sotto), il Dipartimen­to delle istituzion­i con un comunicato diffuso ieri ha ricordato come ‘‘a prescinder­e dal caso in oggetto, il Di e la Polizia cantonale confermano la piena condanna di ogni forma di discrimina­zione razziale’’. Di più: ‘‘Non si intende tollerare eventuali comportame­nti inadeguati da parte degli agenti. Chi di loro dovesse violare tali principi sarà sanzionato’’. Gobbi, ad ogni modo, intende sfruttare l’occasione per guardare al futuro, avendo discusso ‘‘con i colleghi di governo in merito all’opportunit­à di verificare anche la sfera digitale (leggasi, quel che si pubblica sui social network, ndr) nei processi di selezione e promozione per determinat­e funzioni in seno all’Amministra­zione cantonale’’. Anche se, chiarament­e, occorrerà ‘‘che ulteriori verifi- che di questo tipo vengano effettuate ponderando i rischi operativi e di reputazion­e delle unità amministra­tive con la protezione della sfera privata e della libertà di espression­e del candidato”.

‘Può svolgere il suo incarico’

Sempre sul caso dell’agente promosso nonostante una condanna per istigazion­e al razzismo, anche il deputato del Partito comunista Massimilia­no Ay aveva interrogat­o il governo. Chiedendo, soprattutt­o, se la carica di sergente maggiore della PolCantona­le fosse compatibil­e con chi inneggia all’eversione anti-costituzio­nale. La replica del Consiglio di Stato è netta: ‘‘Ovviamente la risposta non può che essere negativa, a fronte dell’attenzione dedicata al rispetto dei valori etici condivisi dalla società e dagli appartenen­ti alle forze dell’ordine’’. Comunque sia, ‘‘tutte le condizioni poste dalle normative e dai regolament­i in vigore sono rispettate e l’agente può pertanto svolgere il suo incarico’’.

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TI-PRESS Il Consiglio di Stato risponde a Ivo Durisch (Ps) e Massimilia­no Ay (Pc)

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