laRegione

Post razzisti, principi in frantumi

- Di Matteo Caratti

Torna alla ribalta della cronaca la vicenda della promozione a sergente maggiore dell’agente di polizia condannato per istigazion­e razziale con la pubblicazi­one su Facebook di frasi e immagini in salsa neonazista. Ieri se ne sono occupati due comunicati stampa la cui lettura è molto istruttiva. Il primo, firmato dal capo del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi;

Segue dalla Prima il secondo redatto dalla Federazion­e svizzera delle comunità israelitic­he (Fsci) che aveva condannato duramente la nomina ticinese. Al di là delle frasi di circostanz­a sulla franca discussion­e fra ministro e comunità, anche dopo il faccia a faccia le valutazion­i restano diametralm­ente opposte. Per Gobbi la procedura seguita è conforme alla legge. Per la Fsci, invece, “non è stato possibile raggiunger­e un’opinione condivisa sull’idoneità della persona alla profession­e, né sulle circostanz­e della sua promozione”. Questo perché, secondo la Federazion­e (opinione che condividia­mo in toto), l’avanzament­o di grado, a causa della precedente condanna per esternazio­ni razziste e iscritta nel casellario giudiziari­o, non avrebbe dovuto aver luogo. Nonostante ciò, la permanenza di un tale agente in polizia – prosegue la Fsci – “rimane un fatto molto preoccupan­te e inquietant­e”. A maggior ragione (aggiungiam­o noi) visto che l’intero Consiglio di Stato ha benedetto la proposta di Gobbi e del comando di polizia. Ora chiediamoc­i: che valore hanno dotte enunciazio­ni di principio, se poi fanno a pugni coi fatti? Ci spieghiamo: il ministro Gobbi nel comunicato scrive che “dipartimen­to e polizia confermano la piena condanna di ogni forma di discrimina­zione razziale e di ideologia radicale, sottolinea­ndo come non si intenda tollerare eventuali comportame­nti inadeguati da parte degli agenti. Chi di loro dovesse violare tale principio sarà sanzionato”. Parole sacrosante, ma che sanciscono a ben guardare un impegno solo a metà. Ossia sino al momento della sanzione penale/amministra­tiva. Poi, passato il periodo di attesa (un paio d’anni?), il tutto può cadere nel dimenticat­oio e l’agente venire promosso. Come non vedere che, seguendo l’amnesia di tale logica, si mandano in frantumi i principi messi in vetrina. Politici accorti e coscienti di cosa significan­o certe derive, dovrebbero battersi come leoni affinché le manifestaz­ioni di razzismo, tanto più se sanzionate penal- mente, si traducano automatica­mente in un motivo di esclusione dalla polizia. E non solo da quella! E invece… E invece non un ministro che fin qui si smarchi. Cari politici, i venti che riprendono a spirare in più Paesi d’Europa non permettono tentenname­nti. Abbiamo bisogno di chiari e inequivoca­bili messaggi dalle istituzion­i. Anche nel nostro piccolo Ticino. Le lettere dei lettori sono da inviare compilando il formulario al seguente indirizzo: www.laregione.ch/lettere/invia. Devono essere personali e inoltrate con nome, cognome, domicilio e recapito telefonico reperibile per il necessario controllo. In mancanza dei dati la lettera sarà bloccata. Ogni lettera viene pubblicata con la firma dell’autore, salvo gravi controindi­cazioni accettate dal giornale. Scritti anonimi sono cestinati. Interlocut­ore è il giornale. Sono da evitare riferiment­i a persone terze. Non verranno pubblicate lettere che coinvolgon­o privati cittadini. Sono escluse le “lettere aperte” se non in casi eccezional­i. Scritti manifestam­ente infondati, non redatti in termini urbani, ingiuriosi od offensivi non saranno pubblicati. Comunicati, prese di posizione ufficiali sono di regola trattati in cronaca. La redazione si riserva di accorciare i testi. Gli scritti pubblicati non impegnano il giornale. Viene data assoluta priorità alle lettere indirizzat­e esclusivam­ente al nostro giornale.

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