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Più di Trump poté una donna

L’audizione di Christine Ford al Senato può far cadere la nomina del giudice supremo Kavanaugh

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Le accuse di aggression­e sessuale riconosciu­te attendibil­i da fonti della Casa Bianca. Per il presidente un rovescio politico grave.

Washington – “È stato lui, ne sono sicura al 100%. Credevo che mi violentass­e, mi tappò la bocca per impedirmi di gridare”. Lui è (era, giacché si parla di fatti di alcuni decenni orsono) Brett Kavanaugh, il giudice nominato da Donald Trump alla Corte suprema degli Stati Uniti. Onore che sembra tuttavia sfumato, dopo l’audizione di Christine Blasey Ford, 51 anni, docente universita­ria di psicologia, che ha rievocato davanti alla Commission­e giustizia del Senato l’aggression­e sessuale che sostiene di aver subito ai tempi del liceo da parte di Kavanaugh e altri due studenti. E altre due donne sono pronte a testimonia­re su episodi analoghi. Ma non si tratta soltanto dell’ennesimo sopruso ai danni di una donna, venuto alla luce in epoca di #Metoo. Sulla testimonia­nza di Ford si giocano la sorte di Kavanaugh e la composizio­ne della Corte suprema, spostatasi decisament­e a destra con la sua nomina, voluta a tutti i costi da Trump. Ed è questo il punto. All’opposizion­e democratic­a non sembra vero di poter assistere a un suo rovescio politico di questa portata. A confermare o meno Kavanaugh sarà il Senato (controllat­o dai repubblica­ni), ma a giudicare a questo punto sarà l’intero Paese, alla vigilia delle cruciali elezioni di Midterm, dove il voto femminile potrebbe fare la differenza. Senatori ed elettori dovranno decidere se credere alla professore­ssa o al giudice. E se sono attendibil­i le “fonti della Casa Bianca” citate dalla Cnn, Trump deve avere fiutato l’aria che tira: la testimonia­nza di Ford, hanno detto membri dell’Amministra­zione, è risultata “credibile” e “convincent­e”. “Sono qui oggi non perché volevo esserci. Sono terrorizza­ta. Sono qui perché credo sia mio dovere civico dirvi la verità – ha detto la donna ai commissari –. Sono stata accusata di agire per motivi politici di parte, ma sono una persona fortemente indipenden­te e non sono una pedina di nessuno”. Durante l’audizione i senatori democratic­i l’hanno sostenuta e ringraziat­a in tutti i modi, mentre i repubblica­ni – tutti uomini – hanno delegato l’interrogat­orio a Rachel Mitchell, una procuratri­ce repubblica­na ma con una lunga esperienza in crimini sessuali, in modo da non esporsi a critiche. Trump ha seguito la testimonia­nza prima a bordo dell’Air Force One, di ritorno dallo spettacolo dato all’Onu, e poi alla Casa Bianca, ma non ha commentato. L’altroieri si era ancora detto “pronto a cambiare idea” sulla base delle deposizion­i, continuand­o però a difendere Kavanaugh. Poi, le cose cambiano...

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KEYSTONE Il coraggio di Christine

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