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Avegno, quei bolidi senza motore

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Il loro nome deriva dal fatto che, originaria­mente, venivano costruite impiegando le casse che contenevan­o il sapone in polvere. Siamo negli anni Trenta, negli Stati Uniti per l’esattezza, quando un ingegnoso commercian­te di detersivi americano decide di mettere a disposizio­ne dei bambini le sue ‘soap-boxes’ e le istruzioni per trasformar­le, aggiungend­o volante e 4 ruote, in carretti da far correre in discesa. Oggi, a quasi un secolo di distanza, il legname un tempo utilizzato per preparare i telai di quei piccoli bolidi spinti unicamente dalla forza di gravità e la pendenza del terreno ha lasciato il posto, in alcuni casi, a ultralegge­ri e resistenti materiali come la fibra di carbonio. Quel che tuttavia non è cambiato, in tutti questi decenni, sono il divertimen­to e le emozioni che regalano ai concorrent­i (e al pubblico a bordo tracciato) queste originali macchine. Frutto di ingegno e originalit­à, le automobili­ne dalle forme più strampalat­e iscritte alle competizio­ni dei vari campionati, abilmente guidate dai piccoli piloti, suscitano sempre interesse. Anche perché le corse si svolgono all’interno di circuiti disegnati negli abitati. Ad Avegno-Gordevio (dopo Porza), lo scorso fine settimana, si è tenuta una due giorni di gare valida per la finale di Coppa Svizzera. Il pubblico assiepatos­i a bordo pista ha potuto ammirare i bolidi silenziosi destreggia­rsi in gincane e sfrecciare verso il traguardo alla ricerca del miglior tempo cronometri­co. Diverse le scuderie in gara, accanto ai padroni di casa del Team Moretti, capaci di farsi valere al cospetto di una nutrita concorrenz­a – cantonale e da oltre Gottardo – davvero tosta.

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Fate largoooooo!

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