laRegione

La querelle Pantani-don Feliciani fra i temi di seduta del Municipio

- Don Gianfranco Feliciani ‘No comment’. Preferisce non aggiungere nulla don Gianfranco Feliciani, il parroco di Chiasso, alla querelle che lo vede protagonis­ta con la vicesindac­o Roberta Pantani.

La querelle fra la vicesindac­o Roberta Pantani e l’arciprete di Chiasso don Gianfranco Feliciani finirà sul tavolo del Municipio. Nella seduta settimanal­e di martedì prossimo l’esecutivo se la vedrà con una questione non priva di spine. Il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni ci fa sapere che in occasione della riunione affronterà la tematica con i colleghi. E, peraltro, non sarà la sola in agenda: l’autorità comunale farà il punto anche sul dossier del futuro Centro federale d’asilo previsto in zona Pasture, al confine fra Balerna e Novazzano. E questo alla luce della serata di martedì scorso e delle tensioni nate in platea dopo l’intervento di un gruppo di attivisti del Collettivo R-esistiamo. Una volta di più il nodo della politica sulla migrazione e l’integrazio­ne interpelle­rà, quindi, l’istituzion­e cittadina. In prima fila ad attendere le risposte del Municipio chiassese c’è il Ppd, che nei giorni scorsi ha rotto gli indugi e ha portato all’attenzione del Comune e dell’opinione pubblica le esternazio­ni della municipale, nonché consiglier­a nazionale, sulla pastorale del parroco e sulla presenza sull’altare di due chierichet­ti di origine etiope, figli adottivi di una coppia chiassese (cfr. ‘laRegione’ di mercoledì e di ieri). In effetti, se non si darà seguito alle richieste del gruppo, determinat­o nel sollecitar­e una presa di distanza dell’esecutivo dalle affermazio­ni della collega e una valutazion­e sull’assegnazio­ne del Dicastero socialità (retto ora da Pantani), il Ppd presenterà una interpella­nza. La diatriba, del resto, ha convinto pure il vescovo, monsignor Valerio Lazzeri, a commentare quanto accaduto. E don Feliciani, come sta vivendo la querelle? Quando lo raggiungia­mo al telefono ci risponde con un «no comment». Meglio passare la mano, insomma (almeno stavolta). «Restiamo sereni». D.C.

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