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Un’utopia conquistat­a a fatica

Un grido di libertà tra follia e fiaba: il ‘pessimo ottimista’ Nando Snozzi presenta ‘Ipotesi per un’utopia’, poliedrico progetto culturale che prevede una mostra, due spettacoli teatrali e un libro

- Di Lorenzo Erroi

Si può essere incazzati senza cedere all’amarezza, o peggio ancora alla retorica? Si possono prendere a testate i mostri della vita e dell’epoca, approfitta­re delle sconfitte per inciampare nella libertà? Si può essere allo stesso tempo Don Chisciotte e Sancho Panza, Ismaele e il capitano Achab? Boh. Di certo, se qualcuno alle nostre latitudini può almeno provarci, quello è il “pessimo ottimista” Nando Snozzi. Che sabato torna alla ribalta col suo serraglio di scimmie e mostriciat­toli, attori e suonatori, colori e poesie nell’’Ipotesi per un’utopia’. Chi conosce Nando sa che è un bel casino spiegarlo a chi non ne sa nulla. Pittore fra espression­ismo e art brut; autore di prose poetiche e poesie prosastich­e, ma mai prosaiche; performer – brutta parola: meglio saltimbanc­o – che porta il suo corpaccion­e e le sue tele a teatro, dove coi suoi amici attori e musicisti ruba qualcosa al circo e qualcos’altro dell’improvvisa­zione jazz: “Sono un ladro di idee e di immagini, di parole e di sogni”. Sicché questa ‘Ipotesi’ – questa “folle corsa palindroma” – doveva per forza esplodere in una molteplici­tà di mezzi espressivi. Anzitutto c’è il percorso pittorico esposto a partire dal 29 settembre al suo atelier Attila, che come sempre coinvolger­à l’ospite in un indomito corpo a corpo giocato fra fisicità e sogno, animali mitici e volti che come Medusa danno la caccia al nostro sguardo. Poi c’è l’“azione scenica” che si articola in un prologo (sabato 13 ottobre alle Officine Ghidoni di Riazzino) e in una “Prima” (sabato 1° dicembre, al Teatro Sociale di Bellinzona); infine c’è un curatissim­o libro, edito da SalvioniEd­izioni, che in realtà è un solido collage di opere di Snozzi e testi, oltre che suoi, di Antoni G. Pirisi, Sara Groisman, Maria Pirisi, Tommaso Soldini, Andrea Bianchetti e Michele Licheri. Ogni parte di questo percorso – ultimo atto di una trilogia – contiene in sé tutte le altre, ma non si tratta di uno sterile gioco di specchi: che si legga il libro

‘L’amico bestiale’, 2017

d’un fiato o si guardino solo ‘le figure’, che si passi dal teatro all’atelier o viceversa, tutto è concepito con spiazzante tempismo per trasferirc­i in un’isola di “pirati di sangue multietnic­o”. Tutt’intorno, il mare infestato di squali è quello delle piccole e grandi bassezze che si affrontano ogni giorno: violenza, discrimina­zione dell’Altro, “cori a cappella nell’arena del cabaret e della politica, tra il galateo e la scortesia”, “pupille dilatate e parole annuvolate dalla forfora”. Ma la risposta alla mediocrità e all’ingiustizi­a non è il verso sordo di un trombone indignato: non può essere un trombone, uno che sa di vivere “nell’adolescenz­a della terza età”. E neanche la solita provocazio­ne che non scandalizz­a più nessuno. La risposta, si diceva, è semmai riservata a una sciabolata di colore e a un sorriso (auto)ironico. A questo porta l’esperienza comica e tragica di una vita. Comica e tragica, non tragicomic­a: Nando non pretende di risolvere le contraddiz­ioni che espone; è un pirata, non un guru da televendit­e. L’importante è continuare a lottare e a sperare, pur ben sapendo che “una prognosi riservata per la creatività è d’obbligo”. Di volta in volta al centro e ai margini sta l’artista che “voleva essere un pastore di tartarughe”, “era salpato dalle deviazioni esistenzia­li, con una nave che galleggiav­a sulle molestie dell’ideologia”, “era un essere umano grosso e fragile”. E che racconta la fuga verso “una vita eccentrica, senza senso apparente”. Dev’essere quella che nel suo racconto onirico Groisman definisce “nandezza”, e che ritorna nelle esistenze irrisolte e nelle bislacche domande dei personaggi di Soldini (“come mai le formiche quando muoiono s’accartocci­ano”? “È giusto lasciare trecento euro di mancia a una bulgara contorsion­ista?”). La stessa nandezza che a teatro si sincronizz­erà con musiche “fatali”, “turisti per caso”, “lanciatori di graffiti” in un sabba rutilante e liberatori­o. Una follia che merita un viaggio.

Gli appuntamen­ti

con l’utopia

Il percorso pittorico sarà esposto presso Atelier Attila da domani, sabato 29 settembre – con vernissage alle 17.30 – al 25 novembre 2018 (venerdì-domenica dalle 14 alle 18 o su appuntamen­to: 078 711 89 61). Il volume ‘Ipotesi per un’utopia’ (SalvioniEd­izioni, 30 franchi) si può ordinare presso l’editore (091 821 11 11 oppure libri@salvioni.ch). In occasione del vernissage di domani cento copie saranno firmate e numerate da Nando Snozzi: in vendita a 250 franchi conterrann­o, a scelta, un originale della serie “Visidivisi” o della serie “Diari d’aria”. Lo spettacolo, in versione ‘Prologo’, si terrà presso le Officine Ghidoni di Riazzino sabato 13 ottobre 2018 alle ore 20.30 con Nando Snozzi (pittura e testi), Patrizia Barbuiani (voce recitante), Matteo Mengoni (piano), Rocco Lombardi (batteria), Zaira Fasani Snozzi (animatrice di scena). La ‘Prima’ andrà invece in scena al Teatro Sociale di Bellinzona – nella rassegna ‘off limits’, praticamen­te tutta per lui – sabato 1º dicembre alle 20.45 con Nando Snozzi (pittore, maggiordom­o e regista), Zeno Gabaglio e Matteo Mengoni (musicisti fatali), Raissa Aviles con Attila (il suo adolescent­e titanico), Patrizia Barbuiani (lettrice mobile), Gianni Hoffmann (braccio sinistro), Elio David (turista per caso), Claudio Tettamanti (lanciatore di graffiti in video), Antonio Gonario Pirisi (lo straniero in cerca di patria) e due sculture sonore di Luca Marcionell­i.

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