Raccoglimento multireligioso e laico a Sarajevo
In una gremita sala del Museo di Storia di Bosnia Erzegovina, l’artista italiano Michelangelo Pistoletto ha presentato mercoledì sera il suo ‘Luogo di raccoglimento multireligioso e laico’, opera che ha donato alla città di Sarajevo e che sarà esposta permanentemente finché nella capitale bosniaca non sarà costruito il Museo d’arte contemporanea Ars Aevi. Per tale Museo un progetto preliminare è stato eseguito dall’architetto Renzo Piano e la sua costruzione, ha annunciato il sindaco di Sarajevo Abdulah Skaka, inizierà nella primavera del 2020 per ospitare oltre 150 opere tra sculture, installazioni, dipinti, fotografie, video, donate da importanti artisti come Emilio Vedova, Marina Abramovic, Braco Dimitrijevic, Christian Boltanski, Jannis Kounellis, Andres Serrano, Tony Cragg. Michelangelo Pistoletto, ha ricordato il fondatore di Ars Aevi Enver Hadziomerspahic, ha fatto tre “primi passi” in questo progetto: il primo, nel 1996, al tempo della guerra e dell’assedio di Sarajevo, quando per primo ha donato una sua opera, ‘La porta dello specchio’, avviando il processo della formazione della collezione attraverso un meccanismo di mostre-donazioni organizzate da note istituzioni culturali europee. Il secondo passo fatto da Pistoletto è stato, nel 2001, la sua grande mostra retrospettiva nella Galleria nazionale bosniaca, seguita dalle mostre personali di altri dodici artisti importanti; il terzo è la donazione di questi giorni. “Il mio lavoro è basato sulla connessione tra l’arte e la società – ha detto Pistoletto – nel luogo in cui le mie opere acquistano il massimo significato, dove le diversità si raccolgono intorno al metro cubo di eternità, sei specchi, cioè, che formano il cubo e che sono rivolti uno verso l’interno e all’interno il cubo è moltiplicato all’infinito”. Questo rappresenta la spiritualità nel corpo fisico, ha detto l’artista per il quale è importante considerare che le diverse religioni possono avere concezioni totalmente differenti e trovare tuttavia un punto d’incontro e produrre qualcosa insieme. Questa opera era inizialmente destinata a Gerusalemme, ma Pistoletto ha poi deciso di donarla a Sarajevo come segno di rispetto per le migliori tradizioni di questo Paese. ANSA