Di sport e di valori
Isabelle Bossi, Swiss Olympic, responsabile del 3T
Incontri, serate a tema, e tanti allenamenti in un ambiente improntato alla condivisione di spazi e di valori: si è chiuso il campo 3T, ospite per una settimana (due volte all’anno) del Centro nazionale di Tenero, sede del meglio dello sport nazionale giovanile. Ce ne spiega le finalità Isabelle Bossi, responsabile del progetto promosso da Swiss Olympic, giunta... ai saluti.
Il sole si fa sentire, quest’estate ha voglia di protrarsi oltre il limite assegnatogli dal calendario. In qualunque direzione si volga lo sguardo, si ammirano ragazze e ragazzi impegnati nelle più disparate sedute di allenamento. Le giovani della pallavolo compiono esercizi di riscaldamento davanti alle palestre, al sole, prima di rintanarsi per proseguire la seduta, con reti e palloni. Palla al piede, le ragazze del calcio provano schemi e ripetono con applicazione esercizi tecnico-tattici. Dalla piscina, ecco i nuotatori, zaino in groppa, reduci da qualche chilometro in vasca, tanto per gradire. Sport, ovunque si guardi. Sport di alto livello, giacché al Cst c’è il meglio delle speranze nazionali, il futuro dello sport d’élite rossocrociato. Un futuro da preparare investendo sul presente. Condizioni ideali per il campo 3T (“Tutti i Talenti a Tenero”, ecco il motivo delle tre “t”), raduno di tutti i migliori talenti dello sport svizzero, delle più disparate discipline, che al Centro sportivo possono allenarsi per un’intera settimana in un quadro tecnico e logistico ottimale, seguendo un programma di alto livello qualita- tivo elaborato dai responsabili di Swiss Olympic. Con il conforto, per quanto possibile, di condizioni climatiche ideali, che solo il Ticino è in grado di regalare. I numeri dicono che dalla scorsa domenica a oggi, giorno del ‘rompete le righe’, 540 giovani speranze di 39 quadri nazionali giovanili di 25 discipline hanno soggiornato e si sono allenati al Cst. L’edizione che ha chiuso i battenti oggi si è aperta con l’accensione di una fiamma che ha calato immediatamente ragazzi e allenatori in un clima olimpico, non certo a caso. Rientrati dal Camp, infatti, circa 40 atlete e atleti partiranno alla volta di Buenos Aires, dove dal 6 al 18 ottobre si svolgeranno i Giochi olimpici della gioventù.
Sono tanti, 40. A testimonianza dell’ottimo momento attraversato dai giovani talenti rossocrociati, molti dei quali si sono meritati un biglietto per la rassegna a cinque cerchi.
Non ci aspettavamo di portare in Argentina una delegazione così folta – spiega Isabelle Bossi, responsabile del progetto 3T per conto di Swiss Olympic –. I 40 atleti che ci rappresenteranno a Buenos Aires si sono qualificati attraverso le prestazioni. Ci auguriamo che anche in quel contesto particolare possano esprimersi sui loro livelli migliori. In ambito giovanile non mettiamo obiettivi precisi di medaglie. Ci auguriamo che nel giorno della loro gara siano capaci di fornire una prestazione di livello, in linea con il lavoro e i progressi fatti in allenamento. Se poi arriva una medaglia, bene, ma conta di più che siano pronti al momento di entrare in scena. Detto ciò, a Buenos Aires portiamo atleti molto promettenti, in grado di mettere al collo anche qualche medaglia.
Quella autunnale appena conclusa è la seconda settimana dell’anno dedicata a questo raduno di natura molto speciale. La prima edizione è in maggio, con atleti diversi nella misura del 70 per cento.
I due campi si differenziano per il periodo in cui cadono, e per gli atleti che vi partecipano, ma non per i contenuti che vi sono proposti. Solo un terzo li frequenta entrambi, per cui i temi di fondo vengono confermati.
Attiva in ambito 3T per conto di Swiss Olympic sin dal 2007, Isabelle Bossi ha chiuso il suo ultimo Campo, dopo 12 anni.
Le prime edizioni erano sotto l’egida dell’Ufficio federale dello sport. In quegli anni ero già attiva in Swiss Olympic, ma solo in ambito organizzativo e logistico. La direzione era affidata a Bixio Caprara (direttore del Cst, ndr). Dal 2014 è passato sotto il controllo del comitato olimpico. Ho potuto sviluppare molte delle mie idee, di pari passo con il cambiamento di indirizzo voluto da Swiss Olympic, che ha deciso di focalizzarsi sullo sport di prestazione, puntando molto sulla formazione degli allenatori, in modo che i nostri atleti potessero beneficiare delle migliori condizioni possibili lungo il loro processo di crescita verso lo sport d’élite. Prima c’era forse meno rigore, ma con gli anni abbiamo avvertito l’esigenza di puntare in maniera più decisa sullo sport di prestazione sportiva di alto livello. Per dodici anni ho operato in un ambito estremamente arricchente, anche sul piano personale, ma altresì molto esigente. Ora avverto la sensazione che il progetto abbia bisogno di un’altra persona, con nuove idee. Ho dato quello che potevo dare. Sono anche responsabile delle delegazioni nazionali ai grandi eventi, ho accompagnato molti giovani che poi si sono affermati nello sport, e lo reputo un privilegio. I molti viaggi mi hanno anche tolto molte energie. Di pause non ce ne sono, e c’è tanta pressione, soprattutto negli eventi all’estero. Bisogna badare ai ragazzi, controllare che siano tutti in sicurezza, che l’ambiente sia ideale. Poi ci sono i risultati, le prestazioni... Ma è anche stimolante. Tutti sono molto motivati, partecipano con gioia. Si vivono emozioni bellissime, in un contesto professionale, in cui – parlo per la delegazione svizzera – imperano rispetto ed educazione. I ragazzi sono consci del compito che hanno, e sono focalizzati sui rispettivi obiettivi. Sono aspetti ai quali Swiss Olympic tiene in maniera particolare. Il comportamento dei giovani atleti svizzeri è esemplare, e i risultati danno loro ragione: del resto, senza la dovuta applicazione, non si emerge a livello internazionale.
Oltre ad allenarsi per almeno sei ore al giorno nelle rispettive discipline, sotto la guida di allenatori qualificati in possesso dei necessari requisiti tecnici, i giovani talenti al Cst svolgono dei workshop formativi su temi di ordine etico ed educativo, come l’ambiente, il doping, i social media, e sono stati alle prese con valori olimpici quali ‘eccellenza, amicizia e rispetto.’
Cominciamo a lavorare in novembre, ai campi dell’anno successivo, con una squadra di sei collaboratori. Il lavoro comprende vari aspetti: il budget, la pianificazione degli eventi, degli allenamenti... Inquadrare e coordinare gli atleti e le loro attività è forse il compito più gravoso, ma è anche la peculiarità più marcata di questa settimana molto particolare. Questo campo ha un carattere multisportivo che lo rende speciale ed unico. Ogni settimana ha una traccia, promossa da Swiss Olympic, ma ciascuna federazione svolge la propria attività in maniera indipendente. Il comitato olimpico delega competenze sportive e responsabilità alle federazioni e ai loro allenatori. Noi curiamo tutti gli eventi collaterali – per lo più workshop su etica, valori dello sport, educazione –, la formazione degli atleti, il programma serale.
Anche gli allenatori vengono coinvolti.
Approfittiamo dell’opportunità che solo il 3T ci offre di incontrare più di 90 tecnici di molteplici discipline per dare loro degli input e scambiare opinioni. Abbiamo organizzato due serate di incontri per gli allenatori. Ogni anno cambiano i contenuti, ma in linea di principio cerchiamo di dare un’ispirazione che torni loro utile nella professione che svolgono. Quest’anno l’ospite è stato Jean-Pierre Egger (preparatore atletico e coach molto noto nell’atletica leggera, ndr), che ha messo al servizio dei colleghi la propria esperienza. Vogliamo favorire un proficuo scambio fra tecnici, tutti potenzialmente colleghi di lavoro, ma con competenze e ambiti molto diversi.
I veri protagonisti sono i ragazzi, e il loro entusiasmo.
Credo che il 3T sia davvero unico, anche per gli sportivi. Che io sappia, è l‘unico evento multisportivo al mondo organizzato da un comitato olimpico. Ci sono tutti i più bravi a livello nazionale nelle rispettive discipline. È interessante e arricchente, per i giovani, capire quali dinamiche si celino dietro gli allenamenti dell’una o dell’altra disciplina, così da trarne anche ispirazione e stimoli, in uno scambio proficuo di esperienze e di emozioni frutto della condivisione degli spazi e del tempo, per un’intera settimana. Mi capita di parlare con atleti anche nelle competizioni internazionali, e del 3T serbano sempre un bellissimo ricordo. Per loro è un’esperienza davvero unica.
Bello che sia così...
Vogliamo che sia proprio così! Nella sua strategia, Swiss Olympic ha nel 3T il primo appuntamento al quale i giovani talenti prendono parte in un clima che già richiama i cinque cerchi. Vi ricevono i primi input che riguardano poi la loro carriera, in ambito sportivo. Nei Giochi della gioventù, o in altre competizioni simili, al centro vi è giocoforza la prestazione. Diventa difficile, in quegli ambiti, parlare ancora di etica, o di preparazione mentale. Non vi è più spazio per trattare quel tipo di argomenti. Ecco perché il 3T è un’ottima opportunità di sviluppare una serie di temi collaterali, che riteniamo molto importanti per la crescita dell’atleta.
La situazione degli atleti di punta in Svizzera.
Paragonata alla realtà internazionale, la Svizzera continua a ottenere grandi successi in molte discipline. In ambito giovanile bisogna tenere conto dei cicli, più o meno felici che siano. In Svizzera complessivamente viene svolto un lavoro eccellente, a livello giovanile e di formazione. Lo si nota anche per la presenza ai vertici di atleti molto giovani pure nelle competizioni élite.
Al successo del 3T contribuisce anche il Centro sportivo che lo ospita.
La collaborazione è eccellente, con tutto lo staff. Nei giorni in cui siamo qui, abbiamo praticamente l’esclusiva sull’intera struttura. Ci permette di avere la massima flessibilità, il sostegno è ottimale. La struttura è unica, non c’è nulla di paragonabile, in Svizzera, anche per lo scenario in cui è inserita, il lago, le montagne, il clima. L’atmosfera speciale che vi si crea, lo spirito sportivo che vi regna, è una componente importante del successo dell’evento.