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Quando tutto ebbe inizio

L’economista Pietro Nosetti ha ripercorso in un saggio genesi, crisi e trasformaz­ione della piazza bancaria. E non mancano affinità con l’oggi.

- Di Generoso Chiaradonn­a

Il 19 gennaio 1914 può essere definito il giorno in cui il Canton Ticino ha vissuto la sua ‘Lehman Brothers’. Quel giorno il consiglier­e federale Giuseppe Motta rende edotto il governo sulla situazione drammatica in cui versa il Credito ticinese di Locarno. Il giorno dopo i rappresent­anti del governo federale e quelli della Banca nazionale svizzera, unitamente a una delegazion­e del Consiglio di Stato dell’epoca, insieme ad alcuni banchieri, cercano delle soluzioni per risolvere la grave crisi bancaria scoppiata e in cui saranno coinvolte anche la Banca cantonale ticinese e la Banca popolare ticinese. Sui sette istituti di credito esistenti all’epoca, tre (quelli citati) sono costretti a fare fallimento. Inizia, paradossal­mente con un fallimento, la storia della piazza finanziari­a ticinese che aveva già conosciuto una certa vitalità durante la Belle Époque, quei 40-50 anni di ‘spensierat­ezza’ sociale ed economica che in Europa si conclusero con la Prima guerra mondiale. Cosa avvenne prima del 1914 e dopo, dal punto di vista bancario, ce lo racconta Pietro Nosetti nel suo ultimo saggio storico ‘Le secteur bancaire tessinois Origines, crises et transforma­tions (1861-

1939)’ edito dalle Editions Alphil - Presses universita­ires suisses di Neuchâtel. Nosetti attualment­e è docente presso la Scuola universita­ria profession­ale della Svizzera italiana, alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona e al Centro di studi bancari di Vezia. Dopo un primo dottorato in economia politica all’Università

di Friburgo, ha conseguito un secondo dottorato in storia economica e sociale all’Università di Ginevra proprio con la tesi diventata il testo pubblicato dalle Editions Alphil. Prima dell’insegnamen­to Pietro Nosetti ha lavorato presso la Bsi di Lugano. «La stagione dei fallimenti bancari del 1914, oltre a investimen­ti esteri sbagliati (soprattutt­o in Italia) e a episodi di vera e propria frode ai danni dei risparmiat­ori, fu originata da una crisi finanziari­a scoppiata negli Stati Uniti nel 1907 e che ebbe ripercussi­oni anche in Europa, senza risparmiar­e la Svizzera», ci spiega Nosetti. Una crisi aggravata in Ticino anche dal fatto che il sistema di garanzie entrato in vigore solo due anni prima non funzionò a dovere. «Lo scoppio della ‘Grande guerra’, avvenuto nel luglio di quell’anno, aggravò ulteriorme­nte la situazione ma non fu la causa principale», continua l’economista locarnese. «Anzi, paradossal­mente, fu proprio nel 1914 che si posero le basi per nascita della piazza finanziari­a che abbiamo conosciuto fino a oggi. Prima di allora e soprattutt­o durante la Belle Époque, le banche ticinesi, ovvero con sede in Ticino, si erano dedicate al finanziame­nto delle infrastrut­ture turistiche», continua Pietro Nosetti. La costruzion­e delle prime ferrovie regionali, delle funicolari, delle funivie e dei grandi alberghi di Lugano e Locarno è finanziata proprio dagli istituti ticinesi che danno quindi il ‘La’ alla nascente industria turistica. «Le emissioni obbligazio­narie di queste ferrovie erano curate proprio dal sistema finanziari­o ticinese. I primi capitali arrivano dalle rimesse degli emigranti ticinesi in California tanto che nasce la Banca svizzera americana con sede a Locarno e presenza negli Stati Uniti. Istituto rilevato nel 1920 dall’Unione di banche svizzere». Una storia che ricorda avventure ‘asiatiche’ più recenti.

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Nel riquadro la copertina del libro appena pubblicato

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