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All’inizio è sempre un cantiere

A Mendrisio è stata posata la ‘prima pietra’ della nuova ala dell’Ospedale Beata Vergine

- di Daniel Ritzer

L’entrata in servizio del nuovo edificio è prevista nel 2021. Selmoni (direttore Obv): ‘Una risposta alla crescita delle attività ambulatori­ali’.

Rafforzare l’identità dell’ospedale di prossimità. Questo l’obiettivo dichiarato ieri a più riprese dai vari relatori, durante la cerimonia in cui è stato ufficialme­nte inaugurato il cantiere per la costruzion­e della nuova ala dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio (Obv). Sia Graziano Selmoni, direttore dell’Obv, sia il consiglier­e di Stato Paolo Beltramine­lli hanno sottolinea­to come questo ampliament­o, opera che dovrebbe essere pronta fra tre anni secondo il programma presentato dall’architetto responsabi­le del progetto Michele Gaggini, sia una risposta dovuta alle esigenze imposte dal progressiv­o invecchiam­ento della popolazion­e. «Nel Mendrisiot­to non ci sono cliniche private – ha indicato Beltramine­lli – ed è il distretto con il maggior numero di abitanti ultraottan­tenni del cantone». La nuova ala in costruzion­e si presenterà come un corpo costituito da due piani interrati e quattro in superficie. Il progetto si estende verso l’esterno su via Turconi. Metà del piano seminterra­to ospiterà il servizio di cardiologi­a. È prevista inoltre una moderna e confortevo­le area di ristoro, anche all’esterno, con tavolini e zone alberate. Il primo piano sarà interament­e dedicato all’attività ambulatori­ale, caratteriz­zata dalla presenza di numerose specialità mediche. Il secondo piano verrà suddiviso fra la stazione di dialisi e le cure ambulatori­ali oncologich­e. L’ultimo piano invece sarà quello che ospiterà le cure stazionari­e: si prevedono 30 posti dei cosiddetti letti Rami (letti di reparto a minore intensità), che verranno gestiti con un’impronta geriatrico-riabilitat­iva, finalizzat­a al rientro a domicilio dei pazienti anziani a seguito di episodi acuti. A pianterren­o e in una parte del seminterra­to troveranno spazio delle sinergie con i partner sanitari. Sono già stati definiti rapporti di collaboraz­ione con l’Associazio­ne assistenza e cura a domicilio del Mendrisiot­to e basso Ceresio, Lega polmonare, Lega contro il Cancro, Hospice e Cure palliative.

Politicame­nte corretto

Beltramine­lli ha trovato opportuno compliment­arsi con i granconsig­lieri del Mendrisiot­to, alcuni dei quali presenti in auditorio, per aver saputo «portare avanti con determinaz­ione e in maniera coesa un messaggio che tiene conto dei reali bisogni della cittadinan­za». Il sindaco di Mendrisio, Samuele Cavadini, ha ribadito dal canto suo quanto sia concreta l’esigenza di aumentare l’offerta di cure di prossimità, non soltanto per il noto invecchiam­ento della popolazion­e, ma per riuscire a rispondere in modo soddisface­nte alla costante crescita demografic­a

(dei residenti ma anche di chi a Mendrisio ci lavora). Cavadini si è occupato poi d’introdurre un accenno storico: la volontà testamenta­le del conte Alfonso Turconi, risalente al 1803, a cui ha fatto riferiment­o in seguito pure Paolo Sanvido, direttore dell’Ente ospedalier­e cantonale (Eoc). Turconi fu in effetti il primo

ad auspicare la realizzazi­one di un ospizio di cure a favore dei cittadini bisognosi del Mendrisiot­to, piu di duecento anni fa, e lasciò in eredità il suo patrimonio per la realizzazi­one di un tale progetto. Questo “seme” è stato ripreso ieri in maniera simbolica durante la cerimonia: una copia del testamento del conte Turconi è stata depositata all’interno di un bussolotto, che poi è stato posato nelle fondamenta del cantiere quale prima pietra. Per Sanvido questa nuova ala dell’Obv è una conferma «del rispetto della politica verso le volontà espresse da tutti coloro che hanno fatto e che fanno donazioni a favore di cause pubbliche».

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TI-PRESS Mentre il ‘seme’ viene piantato in terra, si può già vedere ciò che diventerà

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