Il Lugano domina, derby senza storia
Pronti, via, e l’Ambrì è già sotto due a zero. Alla Cornèr Arena è una serata (quasi) a senso unico, segnata dopo mezz’ora.
I bianconeri si impongono 6-2 al termine di una partita comandata da capo a piedi. L’Ambrì prova a rialzare la testa nel secondo periodo, ma tre reti in pochi minuti chiudono la contesa.
Lugano – È un treno in corsa, questo Lugano. Ed è una corsa folle, la sua. Tanto che l’Ambrì al 6’ si ritrova già sotto di due reti senza quasi accorgersene. E se succede è perché nei primissimi minuti del derby inaugurale della stagione (e già il 222esimo della serie) gli uomini di Cereda sono essenzialmente costretti a rincorrere il disco. Finché due sbavature, anche veniali, se si vuole, danno origine ad altrettante situazione di squilibrio: prima un 2 contro 1 sull’asse Lapierre-Bertaggia, poi un 3 contro 2. Con nientemeno che Romain Loeffel – e sarà anche un difensore offensivo, il neocastellano, ma resta pur sempre un difensore – che gioca a fare l’attaccante e chiude perfettamente la triangolazione: è un polsino chirurgico, simile a quello di colui che l’ha preceduto, cioè il piccolo attaccante numero dieci.
Bertaggia è straripante, al pari dei suoi compagni. Mentre l’Ambrì riesce a far dubitare i bianconeri solo per qualche minuto.
Naturalmente Luca Cereda non ci pensa due volte, prima di chiamare il timeout. Mossa necessaria per almeno provare a rimettere un po’ d’ordine in mezzo a tanta devastazione. Infatti l’ha detto e ribadito più volte il coach biancoblù, prima della trasferta alla Cornèr Arena, che la sua squadra avrebbe dovuto essere pronta fisicamente e mentalmente sin dai primi secondi, per rompere il ritmo al Lugano. Intenzione, però, destinata a rimanere tale. E se così va a finire, il merito è tutto degli uomini di Greg Ireland. I quali escono vincitori da quasi tutti i contrasti, e si lanciano negli spazi con una facilità impressionante. Dando prova di grande decisione ma pure di incisività, con il disco che sembra scottare non appena arriva nel terzo di un Ambrì che al 17’ è a un niente dall’incassare la terza rete, con il tentativo di Cunti che si stampa diritto sul palo (e sarà il primo dei due colpiti dal 29enne attaccante zurighese). L’appuntamento, tuttavia, è solo rinviato al 21’49’’, quando l’illuminato Bertaggia –
al termine di un altro contropiede – dà una prima, decisa svolta alla serata, grazie un altro polsino dei suoi: due tentativi (fin lì), due gol. Spettacolare. L’Ambrì, però, ha un sussulto. E riesce a far dubitare per la prima volta i bianconeri grazie a un gol di D’Agostini in powerplay, al 25’, per una penalità fischiata a Lajunen. Improvvisamente, e ciò andrà avanti per alcuni ‘shift’, Lapierre e compagni sono costretti a subire, di fronte a un avversario che capisce di poter sfruttare il momento grazie all’intensità che ci mette. Però non durerà: basterà un’altra sbavatura – stavolta
sul conto di Benjamin Conz, che si lascia sfilare tra i gambali un tocco di Morini – per rimettere tutto com’era prima. Anzi, peggio di prima, visto che ventuno secondi più tardi lo stesso Conz si farà nuovamente beffare per un’uscita a farfalle, regalando a Walker la porta vuota:Lugano cinque, Ambrì uno. A quel punto il giurassiano torna in panchina sconsolato, e per la seconda volta in una settimana lascia il posto in corsa a Manzato. In una serata che a quel punto non ha più alcuna storia. Se non quella delle ultimissime due segnature, firmate ancora da Morini e da Guerra.