laRegione

Inchieste da Berna, i dubbi di Romano

Polizia federale, centralizz­azione e lotta alla mafia: Marco Romano interpella il governo

- Di Andrea Manna

Lotta alla mafia e indagini centralizz­ate a Berna: il deputato al Nazionale Marco Romano interpella il governo sul capitolo Fedpol. ‘Mi chiedo se non si sia perso il contatto con la realtà’.

Il deputato al Nazionale: mossa azzeccata o si è perso il contatto con le realtà locali?

Una serie di domande al Consiglio federale per capire se l’apparato investigat­ivo elvetico, così come strutturat­o attualment­e, permetta di contrastar­e in maniera efficace la criminalit­à organizzat­a. A porre i quesiti – con un’interpella­nza – è il consiglier­e nazionale ticinese Marco Romano. «Mi chiedo e chiedo al governo – dice il parlamenta­re popolare democratic­o interpella­to dalla ‘Regione’ – se la decisione della Polizia federale di centralizz­are a Berna il coordiname­nto delle proprie ‘antenne’ cantonali e dunque delle inchieste su terrorismo e mafia si sia rivelata col tempo una mossa azzeccata oppure se non abbia fatto perdere alla Fedpol, come temo, il contatto con le dinamiche locali e più in generale con la realtà». Una realtà fatta anche di associazio­ni appunto di stampo mafioso. Per esempio la potente ’ndrangheta. Dedita oggi in particolar­e a riciclare anche nel nostro cantone denaro sporco, come hanno dimostrato processi e rogatorie provenient­i dall’Italia. Ma veniamo all’atto parlamenta­re depositato da Romano nei giorni scorsi. “Nell’ambito della riorganizz­azione del 2016 della Polizia federale (Fedpol) la lotta al crimine organizzat­o – scrive a mo’ di premessa il deputato al Nazionale – è stata centralizz­ata a Berna. I responsabi­li di Fedpol dichiararo­no che per il Ticino sarebbe cambiato poco, che si sarebbe avuta una maggiore coerenza e che gli uomini sul terreno sarebbero stati avvantaggi­ati”. Il politico vuole però vederci chiaro. E chiede anzitutto quante inchieste, dall’insediamen­to in Ticino dell’antenna della Fedpol, sono state aperte “per crimine organizzat­o di stampo mafioso” e quante sono sfociate in una condanna “cresciuta in giudicato giusta l’articolo 260ter del Codice penale svizzero”. Si tratta della norma che punisce partecipaz­ione e sostegno a un’organizzaz­ione criminale. Seguono gli altri quesiti. Dopo “la centralizz­azione a Berna della lotta al fenomeno mafioso”, quante indagini sono state aperte dall’antenna di Lugano e quante sono terminate “con una condanna cresciuta in giudicato giusta l’art. 260ter?”. Gli effettivi presenti e le attività pianificat­e dalla Fedpol in Ticino consentono “di monitorare costanteme­nte i fenomeni legati alle organizzaz­ioni di stampo mafioso?”. Esiste “una mappatura concreta e aggiornata del fenomeno?”. A quante inchieste ha partecipat­o “la Polizia cantonale ticinese?”. E “come è valutata la collaboraz­ione tra Fedpol e Polizia ticinese?”. Dal 2016 “quante inchieste sono state condotte in comune tra Fedpol e Polizia cantonale?”. Ultima domanda al Consiglio federale: “A margine dell’attività corrente di polizia, quali strumenti vengono adottati per arginare e combattere i pericoli derivanti dalle infiltrazi­oni mafiose nella ristora- zione, nell’edilizia e nelle istituzion­i?”. La cooperazio­ne tra polizie. Che, secondo Romano, sarebbe «tutt’altro che ottimale: da mie informazio­ni, quando la nostra Polizia cantonale segnala un caso sospetto a quella federale, quest’ultima sosterrebb­e non di rado che il dossier non è di sua competenza e demandereb­be gli accertamen­ti ai nostri inquirenti. Insomma, la risposta tipica sarebbe ‘occupateve­ne voi’ e questo nonostante il caso sia palesement­e di competenza degli organi investigat­ivi federali». Anche questa situazione, aggiunge il parlamenta­re, «deriverebb­e dalla centralizz­azione: un processo, che ha interessat­o peraltro pure il Ministero pubblico della Confederaz­ione, da esaminare ora attentamen­te e criticamen­te».

‘Riorganizz­azioni da verificare’

Le riorganizz­azioni «vengono fatte non per assicurare posizioni di prestigio ai capi ma per rendere efficiente ed efficace una struttura». E allora, osserva Romano, «se a verifiche fatte queste centralizz­azioni si rivelasser­o improdutti­ve ai fini della lotta al crimine organizzat­o, la politica dovrebbe ipotizzare scenari alternativ­i. Si potrebbe pensare a un maggior coinvolgim­ento dei Cantoni e a una decentrali­zzazione, sul territorio, di tutte le forze possibili. Con un ufficio federale che dovrebbe servire solo a coordinare, quando necessario, le indagini che toccano più cantoni e a gestire i contatti investigat­ivi con l’estero».

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TI-PRESS Marco RomanoIl parlamenta­re accenna anche alla collaboraz­ione tra forze dell’ordine

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