Una sfida all’ultimo euro
Tra istituzioni comunitarie e governo italiano è ormai scontro politico aperto La manovra espansiva del governo ‘Lega-Cinque Stelle’ fa deragliare la dialettica tra Roma e Bruxelles. E i mercati vanno in fibrillazione.
“I mercati vi puniranno”. Era questo il refrain a livello continentale che negli scorsi mesi ha accompagnato la nascita del governo ‘Lega-M5S’, il più dichiaratamente anti-establishment e contrario alla tecnocrazia europea che l’Italia abbia mai avuto. E puntuali, all’annuncio del varo del Documento di economia e finanza (Def) che prevede un rapporto deficit-Pil del 2,4% dal 2019 al 2020, gli strali di Bruxelles si sono fatti sentire e, a dire la verità, anche in modo piuttosto sguaiato. “Dobbiamo evitare di permettere all’Italia di avere un trattamento speciale che, se concesso a tutti, significherebbe la fine dell’euro. In questo senso, con l’Italia bisogna essere rigorosi e giusti”, secondo il presidente a termine della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Concetti ribaditi, in termini più sfumati, anche dal commissario agli affari monetari Pierre Moscovici. Ieri però è arrivata la smentita da parte della portavoce di Juncker che ha parlato di “errori di traduzione”. La sostanza, comunque non cambia. Da parte italiana per ora si mantengono le posizioni e si continua ad affermare che la manovra di bilancio espansiva (un
mix di tagli delle tasse e aumento delle spese sociali, ndr) servirà a rilanciare l’economia che non cresce abbastanza da troppi anni, nonostante la cura Monti. Lo ‘spread’ tra il rendimento dei titoli decennali dei Btp italiani e quello degli omologhi tedeschi ha ripreso a correre (ieri ha superato i 300 punti base, per scendere di qualche decimale nel pomeriggio,
ndr) anche se, secondo gli esperti, non sarebbe questo il ‘vero’ termometro da tenere d’occhio, ma il differenziale di rendimenti tra i Btp a dieci anni e quelli a due anni: in pratica tra la curva d’interessi a lungo termine e quelli a breve. Un indicatore che va letto al contrario rispetto allo spread tra Btp e Bund di cui si parla in questi giorni. Più si allarga questo ‘secondo’ spread e minori sono le tensioni sul mercato e attualmente questa differenza è sufficientemente ampia (oltre i 200 punti base) da non immaginare un’imminente fuga dal ‘rischio Italia’, nonostante le Cassandre nazionali. Il confronto tra istituzioni europee e governo italiano è quindi solo di natura politica e non economica: tra una visione tecnocratica di disciplina dei bilanci pubblici e una meno rigida, vestita – in questo periodo storico – dal mantello del sovranismo. In altri tempi si sarebbe chiamata politica di sostegno ai redditi o della domanda aggregata e ad adottarla sarebbero stati governi di sinistra. E che sia politica, la chiave di confronto tra Ue e Italia, lo ammette anche il presidente del gruppo ‘Socialisti e Democratici’ al Parlamento europeo Udo Bullmann. “L’Italia non è la nuova Grecia perché non è tanto una questione di economia, ciò che succede in Italia è una questione di politica”. “La situazione in Italia è diversa – ha aggiunto – la coalizione al governo sta facendo di tutto per organizzare un conflitto con le istituzioni europee e questo non ha a che fare con l’economia ma con il tentativo di raccontare una storia che li protegga a casa propria”. La coalizione di governo in Italia, “non riesce a sciogliere una contraddizione interna: da una parte l’M5S ha fatto promesse sul reddito e la Lega sulla flat tax, è una questione di aritmetica ed è difficile conciliare queste promesse”, ha precisato Bullmann. L’Europa sarebbe solo un capro espiatorio.