Cinque anni di studi per salvare pesca e pescatori
Per conoscere le ragioni dell’impoverimento del Verbano e le modifiche nelle specie presenti con l’avvento di nuovi predatori, è iniziata l’ampia ricerca degli studiosi del Cnr – Istituto per lo studio degli ecosistemi di Pallanza –, un lavoro di 5 anni al quale sono interessati pescatori professionisti delle sponde italiane e locarnesi, confrontati nel corso degli anni con un pescato progressivamente inferiore. I risultati, comunicati annualmente, daranno un contributo sul piano scientifico e concorreranno alla pianificazione di interventi di ripopolamento. L’obiettivo è scongiurare la scomparsa degli ultimi superstiti della pesca professionale sul Lago Maggiore. A commissionare la ricerca - coordinata dall’ittiologo Pietro Volta - Marco Zacchera, commissario italiano per la Convenzione italosvizzera sulla pesca, con il coinvolgimento delle poche cooperative di pescatori professionisti ancora attive sul Verbano. Il costo della ricerca è di 125mila euro (25mila euro all’anno), finanziati dall’amministrazione di Casa Borromeo, che detiene i diritti di pesca sul Lago Maggiore, il Consorzio del Ticino e Acqua Novara-Vco. Marco Zacchera traccia i compiti assegnati ai ricercatori: «Capire, ad esempio, le specie arrivate di recente come il pesce siluro. È, inoltre, indispensabile dopo 22 anni di divieto di pesca un approfondimento sull’agone”, bandito dal Verbano nel 1996 a seguito dell’esplosione del caso Ddt. Aggiunge Zacchera: «La pesca dell’agone era stata vietata con l’applicazione di parametri eccessivamente restrittivi. La scarsità della fauna ittica nel Lago Maggiore deriva anche dalle fluttuazioni del livello del lago, che mettono a rischio la riproduzione dei coregoni. Tra dicembre e gennaio vanno a deporre le uova a riva, dove l’acqua è alta pochi centimetri: secche improvvise possono essere molto dannose, per cui saranno fatte mappature delle aree di riproduzione». Ultimo obiettivo, la verifica di come e quanto i diversi pesci del Verbano si fanno concorrenza lungo la catena alimentare. Nella prima fase della ricerca, l’attenzione dei ricercatori sarà focalizzata su anguilla e trota di lago.