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Il Ritratto di Isabella D’Este via da Lugano

- Di Guido Grilli

“Che il dipinto si sia trovato per svariati decenni in Svizzera e che la richiesta italiana si basi su una presenza dello stesso in Italia di poche ore, come asserito dalla ricorrente, non costituisc­e un caso d’abuso”. Non solo. “(...) ciò non toglie che esportazio­ne illecita ci sia stata e che a tali condizioni la fattispeci­e sarebbe adempiuta anche del nostro Paese. Che il passaggio della dogana con una simile opera soggiaccia a regole precise doveva del resto essere noto alla ricorrente”. Questi gli stralci della sentenza della Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale che sancisce la restituzio­ne all’Italia del dipinto olio su tela di 61 per 46,5 centimetri, presunto Ritratto di Isabella d’Este, marchesa di Mantova (1474-1539) attribuito a Leonardo da Vinci e sotto sequestro in un caveau affittato presso una società anonima di Lugano. I giudici di Losanna hanno così respinto il ricorso di Emidia Cecchini, proprietar­ia dell’opera, per la quale dal febbraio 2015 il Ministero pubblico e la Polizia cantonale avevano disposto il sequestro dando seguito a una domanda di assistenza giudiziari­a internazio­nale inoltrata dalla Procura della Repubblica di Pesaro per presunta infrazione alle leggi sul trasferime­nto dei beni culturali ed in particolar­e perché il dipinto era stato esportato illecitame­nte senza le necessarie autorizzaz­ioni. In effetti la donna, unitamente a un coimputato, è stata poi condannata in Italia (pena divenuta irrevocabi­le ed esecutiva nel luglio 2017 per decisione del Tribunale d’Ancona) a un anno e due mesi di reclusione. La sua colpa? Aver “trasferito in territorio elvetico, in assenza della prescritta licenza di esportazio­ne”, l’opera (qui a lato nella foto della Polizia cantonale), ritenuta di inestimabi­le valore e risalente al XVI secolo. Ebbene ora, come richiesto dalla Procura di Pesaro, il dipinto attribuito a Leonardo da Vinci dovrà tornare in Italia. Lungo ed estenuante il braccio di ferro. Dopo un ping pong giudiziari­o in corso da oltre tre anni e mezzo, tra sentenze e ricorsi, ora la Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale, con sentenza 4 settembre 2018 (il cui embargo è scaduto ieri a mezzogiorn­o), ha respinto integralme­nte il ricorso della proprietar­ia del dipinto che chiedeva di annullare il trasferime­nto in Italia richiesto dalla Procura di Pesaro. La donna dovrà inoltre pagare la tassa di giustizia pari a 5mila franchi.

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Nuova sentenza sul presunto da Vinci

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