laRegione

Imitazione di Christo, ovvero una passerella di troppo

- Di Paolo Buletti, Marzio Broggi, Guido Maspoli

Un’isola è, per definizion­e, attorniata dall’acqua e simpaticam­ente irraggiung­ibile, l’isola è mistero, avventura, selvatiche­zza. Nel nostro caso le due isole sono anche parco botanico, progetto sociale, luogo dove il silenzio ha diritto di cittadinan­za, dove le parole possono germogliar­e lentamente. Lì germoglian­o anche l’iriope del Giappone color blu, la datura velenosa, l’edichium dell’Himalaya con almeno cinquanta fratelli, le felci col tronco e l’eucalipto più grande della Svizzera, l’agave e le erbe delle Pampas, il Leonotis leonorus che fiorisce a piani, la Veronica dell’Australia, la zampa di canguro e molte altre piante ancora. Si scoprono tesori, ci si immerge nel mistero, si sentono fruscii sulle isole, a patto che ci si accosti con discrezion­e, delicatezz­a, rispetto. C’è chi oggi (o domani) propone di accelerare il ritmo, accorciare le distanze, buttando giù a pelo d’acqua una struttura in plastica (riciclata) chiamata impropriam­ente passerella. Per poterla realizzare sembra che si debba anche ricorrere al “trucco” di considerar­e questa passerella “un sentiero escursioni­stico” procedendo nientemeno con una richiesta della modifica del piano cantonale dei sentieri escursioni­stici. Da quanto si sa la costruzion­e dovrebbe essere provvisori­amente stabile (cinque anni) e costerebbe 25 milioni. Le motivazion­i? Riprendere un’iniziativa dell’artista Christo sul lago d’Iseo, rilanciare l’interesse per le isole, attirare turisti anche nei periodi invernali. A questo punto ci permettiam­o di navigare controcorr­ente e di esprimere il nostro dissenso su un progetto che riteniamo dispendios­o e poco naturale, piuttosto invasivo e poco rispettoso delle isole. 1. Vogliamo presentare ai turisti un Ticino Gardaland fatto di ponti tibetani più lunghi del mondo, scale mobili nei nuclei storici delle città un po’ in salita, passerelle in plastica per camminare sulle acque, centri commercial­i a prezzi convenient­i e altri gingilli oppure diamo valore agli aspetti naturalist­ici e alla ricca biodiversi­tà del nostro territorio continuand­o a raccontarl­a e promuovend­o un turismo di qualità? 2. La Società di navigazion­e dei due laghi ha delineato un possibile rilancio che garantisce l’occupazion­e dei battellier­i, protagonis­ti non troppo tempo fa di uno sciopero impegnativ­o. Il rilancio prevede anche il migliorame­nto dei collegamen­ti tra Locarno, Ascona, Brissago e le Isole. Vogliamo rimandare a casa i battellier­i ostacoland­o per cinque anni la navigazion­e in quella zona? (ipotesi suffragata dalla direzione della società di navigazion­e). 3. Aprire al turismo di massa, benché temperato da tariffe e numeri chiusi, significa sottoporre le isole a una sollecitaz­ione insopporta­bile che comporta il dissesto dell’habitat naturale. 4. La plastica riciclata non è sinonimo di impresa ecologica ma piuttosto di giustifica­zione a posteriori di un’operazione discutibil­e finanziata da privati. 5. Il fatto che dei privati finanzino interament­e l’operazione pone un problema di democrazia: chi ha soldi può fare quello che gli pare e piace del territorio che è un bene comune? 6. A controprov­a di ciò parecchi attori che hanno a che fare con le isole non sono stati interpella­ti. Cosa ne è della progettazi­one partecipat­a? Se ci sono venticinqu­e milioni da spendere comperiamo un bel battello nuovo, a propulsion­e ecologica, con tutti i comfort e sosteniamo una politica dei trasporti interessan­te che attragga i turisti e la popolazion­e locale: per il resto ci pensano le isole con il loro misterioso fascino a fare in modo che le persone che vi sbarcano abbiano il desiderio di tornarvi con gli amici.

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