Imitazione di Christo, ovvero una passerella di troppo
Un’isola è, per definizione, attorniata dall’acqua e simpaticamente irraggiungibile, l’isola è mistero, avventura, selvatichezza. Nel nostro caso le due isole sono anche parco botanico, progetto sociale, luogo dove il silenzio ha diritto di cittadinanza, dove le parole possono germogliare lentamente. Lì germogliano anche l’iriope del Giappone color blu, la datura velenosa, l’edichium dell’Himalaya con almeno cinquanta fratelli, le felci col tronco e l’eucalipto più grande della Svizzera, l’agave e le erbe delle Pampas, il Leonotis leonorus che fiorisce a piani, la Veronica dell’Australia, la zampa di canguro e molte altre piante ancora. Si scoprono tesori, ci si immerge nel mistero, si sentono fruscii sulle isole, a patto che ci si accosti con discrezione, delicatezza, rispetto. C’è chi oggi (o domani) propone di accelerare il ritmo, accorciare le distanze, buttando giù a pelo d’acqua una struttura in plastica (riciclata) chiamata impropriamente passerella. Per poterla realizzare sembra che si debba anche ricorrere al “trucco” di considerare questa passerella “un sentiero escursionistico” procedendo nientemeno con una richiesta della modifica del piano cantonale dei sentieri escursionistici. Da quanto si sa la costruzione dovrebbe essere provvisoriamente stabile (cinque anni) e costerebbe 25 milioni. Le motivazioni? Riprendere un’iniziativa dell’artista Christo sul lago d’Iseo, rilanciare l’interesse per le isole, attirare turisti anche nei periodi invernali. A questo punto ci permettiamo di navigare controcorrente e di esprimere il nostro dissenso su un progetto che riteniamo dispendioso e poco naturale, piuttosto invasivo e poco rispettoso delle isole. 1. Vogliamo presentare ai turisti un Ticino Gardaland fatto di ponti tibetani più lunghi del mondo, scale mobili nei nuclei storici delle città un po’ in salita, passerelle in plastica per camminare sulle acque, centri commerciali a prezzi convenienti e altri gingilli oppure diamo valore agli aspetti naturalistici e alla ricca biodiversità del nostro territorio continuando a raccontarla e promuovendo un turismo di qualità? 2. La Società di navigazione dei due laghi ha delineato un possibile rilancio che garantisce l’occupazione dei battellieri, protagonisti non troppo tempo fa di uno sciopero impegnativo. Il rilancio prevede anche il miglioramento dei collegamenti tra Locarno, Ascona, Brissago e le Isole. Vogliamo rimandare a casa i battellieri ostacolando per cinque anni la navigazione in quella zona? (ipotesi suffragata dalla direzione della società di navigazione). 3. Aprire al turismo di massa, benché temperato da tariffe e numeri chiusi, significa sottoporre le isole a una sollecitazione insopportabile che comporta il dissesto dell’habitat naturale. 4. La plastica riciclata non è sinonimo di impresa ecologica ma piuttosto di giustificazione a posteriori di un’operazione discutibile finanziata da privati. 5. Il fatto che dei privati finanzino interamente l’operazione pone un problema di democrazia: chi ha soldi può fare quello che gli pare e piace del territorio che è un bene comune? 6. A controprova di ciò parecchi attori che hanno a che fare con le isole non sono stati interpellati. Cosa ne è della progettazione partecipata? Se ci sono venticinque milioni da spendere comperiamo un bel battello nuovo, a propulsione ecologica, con tutti i comfort e sosteniamo una politica dei trasporti interessante che attragga i turisti e la popolazione locale: per il resto ci pensano le isole con il loro misterioso fascino a fare in modo che le persone che vi sbarcano abbiano il desiderio di tornarvi con gli amici.