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Ppd, cinque nomi

Corsa al governo, la ‘commission­e cerca’ preferireb­be Dadò fuori dalla rosa Ieri la direttiva ha esaminato i risultati del sondaggio indetto presso la base: ‘solo’ il 2% non voterà più la lista azzurra

- Di Andrea Manna e Luca Berti laregione.ch,

Cinque nomi. Non uno di più. In casa Ppd sta prendendo forma la lista per il Consiglio di Stato che la ‘commission­e cerca’ intende proporre nei prossimi giorni, forse già entro questo fine settimana, all’Ufficio presidenzi­ale per le elezioni cantonali 2019. A quanto risulta alla ‘Regione’, i papabili individuat­i dalla ‘Cerca’ sono il consiglier­e di Stato in carica Paolo Beltramine­lli, il granconsig­liere in carica e già presidente cantonale Fabio Bacchetta-Cattori, il deputato e sindaco di Riviera Raffaele De Rosa, l’avvocato e delegato per le relazioni esterne della Camera di commercio Michele Rossi e la sindaca di Castel San Pietro Alessia Ponti. La commission­e attende dai cinque la loro definitiva disponibil­ità a candidarsi. Inoltre, si sta ancora ragionando su un paio di nomi. Un paio di variabili insomma. Se ne saprà di più a breve. E il presidente del partito Fiorenzo Dadò? La commission­e riterrebbe più opportuno che il presidente cantonale guidi e motivi la squadra dei candidati. Se questa posizione dovesse essere vidimata dall’Ufficio presidenzi­ale, troverebbe conferma quanto pubblicato dalla ‘Regione’ nelle scorse settimane. I giochi comunque non sono ancora fatti. L’Ufficio presidenzi­ale potrebbe rivedere alcune proposte della ‘Cerca’ , che ha limitato a cinque il numero dei papabili, escludendo di fatto le cosiddette primarie. Una posizione di principio di cui ieri sera la direttiva riunita a Rivera ha preso atto. Dadò, da noi contattato, spiega intanto di non aver ancora sciolto le sue riserve: «Molti mi chiedono di candidarmi, altri preferireb­bero che continuass­i a fare solo il presidente». Di certo, aggiunge, «se entrassi non lo farei per fare melina». Detta altrimenti, se Dadò deciderà di correre, lo farà soprattutt­o contro l’uscente Beltramine­lli. «O perlomeno mi rendo conto che questo è il messaggio che passerebbe». La decisione «sarà comunque presa in base a come vorremo impostare la campagna».

Il sondaggio

Alcune indicazion­i utili per riorientar­e il partito in vista di aprile, il Ppd spera di trarle dall’esito del sondaggio interno commission­ato a fine giugno. I risultati sono stati messi ieri sera sul tavolo della direttiva. Come anticipato sul nostro sito il 2% delle 1’200 persone che hanno risposto (su un totale di formulari spediti pari a circa tremila) ha indicato di non essere più intenziona­to a votare Ppd. Un 11/12% si dichiara indeciso. Cifre di cui abbiamo chiesto lumi a Dadò: «Sono perfettame­nte in linea con i dati degli ultimi anni», con un «calo fisiologic­o» dovuto anche alle difficoltà che il partito incontra «non solo in Tici-

no». In generale «stiamo tenendo», chiosa Dadò, pur utilizzand­o tutte le pinze per prendere i risultati, visto che «le domande sono state inviate a una lista di indirizzi che potrebbe includere anche persone che già da anni non votano più per noi». Sia come sia, dai risultati sembra emergere

pure una certa avversione della base nei confronti dei bilaterali e un giudizio solo ‘discreto’ per il Dipartimen­to sanità e socialità diretto da Beltramine­lli. «Non si tratta comunque di una stroncatur­a», precisa Dadò, puntualizz­ando che «si tratta comunque di un dipartimen­to che non è necessaria­mente facile rendere popolare». E lui, Dadò, è soddisfatt­o di quante volte il suo nome è stato citato nella domanda aperta sui nomi da mettere in lista? «Non è stato fatto un conteggio di quante volte appare uno o l’altro nome. Ne sono stati indicati una ottantina, di cui una quarantina sono stati passati alla ‘Cerca’. Il mio c’era».

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TI-PRESS Analizzate le risposte ‘della base’: sarà una campagna con i dati alla mano

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