Prevenzione contro l’abuso per oltre 5’000 allievi
Oltre 5’000 bambini, 370 docenti e 3’000 genitori. Sono i notevoli numeri del progetto ‘Le parole non dette’ promosso nelle scuole elementari dall’Aspi, la Fondazione della Svizzera italiana per l’aiuto, il sostegno e la protezione dell’infanzia. Un programma di prevenzione degli abusi sessuali e dei maltrattamenti sui minori che compie 15 anni e ha nuove, importanti sfide all’orizzonte: in primis quella di far diventare sistematico il progetto in tutte le classi di quarta elementare del cantone. A aderire al programma, dal 2003 a oggi – indica l’Aspi in una
nota – sono sempre più classi. L’auspicio però è che il programma di prevenzione “possa essere inserito nell’organigramma della scuola elementare, in modo da poter raggiungere tutti i bambini di quarta”. Con “soddisfazione” l’Aspi ha dunque appreso la notizia che la città di Bellinzona nei prossimi anni promuoverà il progetto in tutte le quarte del suo grande istituto comunale. Perché “la consapevolezza della reale esistenza del problema degli abusi sessuali sui bambini è per fortuna aumentata, ma le cifre rimangono preoccupanti – annota l’Aspi –;
lo studio Optiums del 2011 parla chiaro: sono tre i giovani su 20 che subiscono almeno un abuso sessuale con contatto fisico prima dei 16 anni”. L’obiettivo del progetto ‘Le parole non dette’ si rivolge ai bambini, ai loro genitori e ai loro insegnanti, con l’obiettivo di trasmettere competenze che possono aiutare i più piccoli a proteggersi da possibili abusi sessuali e da altre forme di maltrattamento”. Fu Alberto Pellai ad elaborare, partendo da racconti di esperienze concrete, delle attività per aiutare a sviluppare in modo ludico le competenze emotive
dei destinatari del progetto, affinché potessero meglio comprendere come evitare o interrompere un abuso, trovando la forza e il coraggio per parlare del loro vissuto. Già nel 2001 i collaboratori di Aspi vennero a contatto con il suo lavoro, “ma fu solo a seguito di eventi drammatici di abusi sessuali su bambini compiuti in Ticino quasi sotto gli occhi di tutti che diversi genitori chiesero un programma di prevenzione sul modello del progetto di Pellai, attivandosi in prima linea per cercare i finanziamenti”. Fu l’inizio della storia.