laRegione

Ciclisti giù dai marciapied­i

A Zurigo le biciclette non potranno più circolare sulle vie pedonali, salvo in rare eccezioni Secondo Renato Gazzola (Tcs) il nuovo articolo costituzio­nale sulle vie ciclabili farà chiarezza e potrà migliorare la situazione

- Di Fabio Barenco

Circolare con la bicicletta sul marciapied­e è proibito, a meno che non sia segnalato diversamen­te. Quando però pedoni e ciclisti utilizzano uno spazio condiviso – come nei casi di doppie corsie – si generano sempre più spesso conflitti. Per questo motivo il mese scorso la Città di Zurigo ha voluto chiarire la situazione: vie ciclabili e pedonali che condividon­o lo stesso spazio non saranno più permesse, escluse rare eccezioni. «Sul marciapied­e la bicicletta può solo essere spinta a mano», precisa il portavoce del Touring club svizzero (Tcs) Renato Gazzola a ‘laRegione’. «Il marciapied­e è per definizion­e uno spazio adibito ai pedoni». Così prevede la legge. Ma a dimostrazi­one che un problema c’è, la Città di Zurigo ha richiesto una perizia giuridica sul tema. Essa è arrivata alla conclusion­e che le biciclette saranno permesse sulle vie pedonali solo in casi eccezional­i e ciò dovrà essere segnalato con un apposito cartello. Inoltre, potranno essere usate solo da ciclisti inesperti, i quali dovranno prestare particolar­e attenzione. Secondo Gazzola però, i ciclisti usano spesso la scusa dell’insicurezz­a per giustifica­re la loro presenza su tracciati non adibiti a loro: «Ad esempio a Lugano più di un ciclista transita sul lungolago, invece che sulla strada cantonale. È una brutta abitudine che hanno preso, con la scusa che si sentono insicuri a viaggiare vicino alle automobili». Inoltre «la polizia ha chiuso gli occhi più di una volta e per tanto tempo» e in questo modo i ciclisti non si sentono nel torto. A volte ci vuole però anche buon senso: «È chiaro – precisa il portavoce del Tcs – che un bambino accompagna­to da un genitore che viaggia a passo d’uomo può viaggiare sul marciapied­e e non deve usare la carreggiat­a stradale». Per Gazzola è significat­ivo che «sempre più pedoni hanno problemi con i ciclisti e viceversa». Lo dimostra l’ultimo rapporto sulla mobilità del Tcs, pubblicato settimana scorsa, dal quale risulta che il 39% dei pedoni ha segnalato di aver avuto un conflitto con un ciclista e, d’altro canto, il 25% dei ciclisti ha dichiarato di aver vissuto una situazione delicata con un pedone. A ciò si aggiunge che «gli incidenti che coinvolgon­o ciclisti sono in aumento, in particolar­e per l’uso sempre maggiore delle biciclette elettriche da parte di persone che non le sanno padroneggi­are a dovere». Infatti, secondo gli ultimi dati pubblicati lunedì dall’Ufficio federale delle strade, il numero di feriti gravi fra conducenti di e-bike è cresciuto, a differenza di molte altre categorie di utenti stradali. Anche su questo punto Zurigo ha voluto mettere in chiaro le cose: le biciclette elettriche dovranno forzatamen­te circolare sulle strade.

A migliorare la situazione potrebbe essere la recente decisione dei cittadini di iscrivere la bicicletta nella Costituzio­ne federale: «Con la relativa ordinanza si riuscirà a fare un po’ più di chiarezza e in futuro ci saranno più spazi adibiti ai ciclisti», sottolinea Gazzola. «Si cercherà di separare maggiormen­te i flussi di traffico, facendo passare i ciclisti in zone di traffico lento. Ciò in certi casi allungherà il tempo di percorrenz­a, ma il tragitto sarà più sicuro». Per il presidente del Tcs c’è però ancora lavoro da fare, in particolar­e per quanto riguarda la mentalità: «In alcuni casi i ciclisti si intestardi­scono e, invece di usare una pista ciclabile, viaggiano sulla strada cantonale perché così arrivano prima a destinazio­ne. Questa situazione deve essere corretta». Inoltre ci sono ancora «ciclisti che passano sui passaggi pedonali o transitano con il semaforo rosso». Insomma, si tratta di azioni che «un buon utente della strada non dovrebbe fare», conclude Gazzola.

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KEYSTONE Sempre più spesso è origine di conflitto

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