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A tutela della quiete... serale

È una prima: il Tribunale federale cita le ore serali per negare un’estensione degli orari d’apertura

- Di Dino Stevanovic

La sentenza boccia il ricorso inoltrato dal Parco commercial­e di Grancia 1, che chiede da anni di poter chiudere un po’ più tardi nei giorni lavorativi

Una sentenza che ribalta la linea fin qui seguita, destinata a far giurisprud­enza. Il Tribunale federale (Tf) ha respinto il ricorso del Parco commercial­e di Grancia 1 (Pcg) contro il verdetto dei giudici ticinesi che, confermand­o a loro volta la decisione del Consiglio di Stato, avevano negato alla società l’estensione degli orari di apertura dei negozi. Ed è, quella di Mon Repos, una sentenza significat­iva: per la prima volta a sostegno delle proprie tesi l’Alta Corte federale cita la quiete serale come degna di protezione, al pari di quelle notturna e festiva. La questione era stata già sollevata dal Tribunale cantonale amministra­tivo (Tram) nell’ambito della stessa vertenza. Ma, stando a nostre informazio­ni, è la prima volta che viene sollevata dal Tf. La società che gestisce il centro commercial­e del Pian Scairolo si era fatta avanti col Consiglio di Stato nell’agosto del 2016, chiedendo di allungare gli orari di apertura dei propri negozi. L’istanza, nello specifico, chiedeva di chiudere al più tardi alle 19 nei giorni lavorativi, sabato compreso ma domenica esclusa quindi. «Allora era un’esigenza reale – sostiene il direttore Fabio Canciani –, a causa della vicinanza con concorrent­i nel comune di Lugano, che potevano chiudere più tardi rispetto a noi». La Città beneficia infatti delle deroghe concesse dal Cantone ai Comuni di confine. Un privilegio esteso evidenteme­nte anche a quegli ex comuni aggregati nel polo. «In particolar­e, dover chiudere alle 17 al sabato è penalizzan­te. Alcuni negozianti ci hanno detto che stavano valutando di trasferire l’attività per beneficiar­ne» ricorda Canciani. La richiesta viene tuttavia respinta dal governo – che ritiene non vi siano i presuppost­i di legge –, ma gli imprendito­ri non si perdono d’animo e ricorrono al Tram. Anche quest’ultimo respinge l’opposizion­e. Il Pcg imbocca la strada per Losanna.

Finora considerat­i notti e festivi

Il fulcro della vertenza è legato alla libertà economica. Secondo il Tram le condizioni per limitarla erano date: respingend­o la richiesta non si ledevano né i principi della preminenza del diritto federale e del federalism­o, né la garanzia di proprietà, né il principio di uguaglianz­a. Il Tf a sua volta sostiene che “la mancata concession­e della deroga richiesta non comporta una grave limitazion­e della libertà economica della (società, ndr) ricorrente”. Una restrizion­e di questa libertà sarebbe giustifica­ta da un interesse pubblico. E quest’ultimo è ravvisato proprio nel mantenimen­to dell’ordine pubblico. Tuttavia, come confermano le sentenze

precedenti – emanate a cavallo degli anni Novanta e Duemila –, Mon Repos aveva sin qui ritenuto d’interesse pubblico solo la tutela della quiete durante i giorni festivi e nelle ore notturne (secondo la Legge del lavoro, queste ultime iniziano alle 23). Interesse che viene ora esteso alle ore serali.

L’esigenza manifestat­a dal Pcg non è notoriamen­te l’unica, tant’è che nel marzo del 2015 il Gran Consiglio ha approvato la nuova legge sui negozi. Quest’ultima promette di semplifica­re notevolmen­te il complesso sistema di deroghe attualment­e in vigore – oltre agli esercizi situati in territori “di confine”, concerne anche quelli turistici –, estendendo­lo fondamenta­lmente a tutti. La legge tuttavia non è ancora entrata in vigore, portando esercenti e imprendito­ri ad armarsi di pazienza. «Peccato, ma pace – il commento di Canciani sulla sentenza –, andremo avanti come finora, sperando nella nuova legge».

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‘Attendiamo con fiducia l’entrata in vigore della nuova legge sui negozi’

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