laRegione

Quanto vale il corpo delle donne?

- Di Nicoletta Noi-Togni

Da settimane parliamo di parità uomo e donna, di salari uguali per uguali prestazion­i, della partecipaz­ione fattiva delle donne alla politica. Non da ultimo sulla scia delle elezioni sia comunali che cantonali e federali, che ci stanno davanti. Ne parliamo ed è giusto che sia così L’intenzione di questa discussion­e trascende i fatti concreti e oggettivi ed è soprattutt­o, oso dire, una questione di valori. Non solo quelli dell’equità e della giustizia fini a sé stessi ma anche quelli della dignità e del rispetto. Ora, cosa devo pensare quando si osa – un avvocato difensore osa – davanti a un giudice nel noto caso Rey dire che la privazione, non necessaria e per errore, di due seni sani ad una donna di 67 anni, non possa essere considerat­a “lesione grave” dato che la stessa non è “una modella che col corpo ci lavora” o “una giovane puerpera che deve allattare” (laRegione 23 settembre 2018, pag. 3). Anche se consolante è il fatto che la Corte abbia per finire raddoppiat­o la pena (non mi è dato sapere se anche in virtù di questo tipo di difesa) resta per me la domanda sul valore del corpo delle donne se lo stesso viene valutato sulla base dell’età, dell’utilità immediata, disgiunto da tutto ciò che costituisc­e la persona, anima, psiche, sentimenti. Il solo fatto che qualcuno si arroghi il diritto di pronunciar­e simili parole, senza contare tutto il resto del caso in questione, fa sussultare e indignare. A proposito: perché nessuno manifesta indignazio­ne? Notevole anche l’antinomia tra la difesa di un ginecologo – che, a differenza di un cardiologo o di altri specialist­i si occupa specificam­ente della salute della donna – e la dichiarazi­one di dispregio dell’entità donna come tale.

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