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Padre non nega più di aver abusato di otto figli

Il Tribunale cantonale vodese ha confermato i 18 anni nonostante la confession­e

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Il Tribunale cantonale vodese ha confermato ieri in Appello la pena di 18 anni di carcere inflitta in marzo a un 42enne padre incestuoso, accusato di aver abusato per anni in vari modi degli otto figli e della moglie. Sorprenden­do tutti l’uomo non ha più negato le accuse tentando di far passare i figli per bugiardi, come aveva fatto al primo processo.

«Ne ho abbastanza di tutto, non ho più voglia di battermi, non ho più voglia di vivere», ha dichiarato l’imputato, beneficiar­io di una rendita Ai da quando aveva 20 anni a causa di un ritardo intellettu­ale. «Che dica la verità o no, non cambia nulla, non mi si crede. Allora preferisco dire che ho fatto tutto questo», ha proseguito, lodando poi «il coraggio» dei figli che hanno deposto contro di lui. Contrariam­ente alla dichiarazi­one d’Appello redatta dai suoi avvocati, l’imputato ha ammesso quasi tutte le accuse a suo carico, ad eccezione di un asserito stupro di una delle figlie avvenuto due anni fa in un albergo di Moudon (Vd).

Le ambigue ammissioni dell’uomo non hanno cambiato nulla riguardo alla pena, che rimane quella inflitta in prima istanza. «L’assenza totale di una rimessa in questione personale giustifica la pena eccezional­e di 18 anni», ha dichiarato la presidente della Corte Sandra Rouleau. Il 29 marzo scorso il Tribunale criminale della Broye e del Nord vodese, aveva riconosciu­to l’uomo colpevole di incesto, atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, violenza carnale, pornografi­a, lesioni personali e violazione del dovere di educazione dei figli. La Corte gli aveva inflitto due anni in più di quanto richiesto dal Ministero pubblico.

Ieri l’imputato è comparso in aula come unico imputato. La moglie, condannata a 36 mesi di detenzione, di cui sei da scontare, per aver a sua volta commesso violenze e aver chiuso gli occhi su quelle del marito, ha infatti accettato la pena. Gli otto figli della coppia, nati tra il 1996 e il 2014, sono stati ripetutame­nte picchiati dai genitori sin dall’infanzia. Successiva­mente il padre, che già commetteva violenze sulla moglie, ha iniziato ad abusare sessualmen­te della figlia maggiore che all’epoca aveva otto anni. La stessa sorte è poi toccata alla sorella minore e ai suoi fratelli. I bambini sono stati maltrattat­i nonostante l’intervento, dal 1997, del

Servizio vodese di protezione della gioventù (Spj) e l’applicazio­ne di una curatela di assistenza educativa per tutti i figli della coppia. Oltre a tracce di violenze fisiche sono state constatate carenze affettive, turbe della socializza­zione e del linguaggio, problemi di alimentazi­one e mancanza di igiene e cure mediche. Il governo vodese dopo la sentenza aveva annunciato l’apertura di un’inchiesta esterna sul ruolo dei servizi sociali. Nel rapporto presentato il 24 settembre, sono stati formulati pesanti rimproveri all’Spj e al giudice di pace intervenut­o nella vicenda. Il responsabi­le dell’Spj si è nel frattempo dimesso.

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