Un grado e mezzo di troppo
Il nuovo rapporto dell’Onu sul clima avverte: entro dodici anni superata la soglia di non ritorno Senza misure radicali e urgenti, avverte l’Ipcc, gli effetti disastrosi del surriscaldamento diverranno irreversibili
Seul – Un grado e mezzo in dodici anni. Se non verranno adottate e praticate da subito le misure necessarie a contenere l’aumento della temperatura media del globo, la soglia di 1,5 gradi dai livelli preindustriali sarà superata già nel 2030. E, con lo stesso passo, dal 2100 i gradi in più sarebbero tre. Con buona pace dei negazionisti al governo di Paesi che più concorrono al surriscaldamento climatico, l’aumento di quel grado e mezzo significherebbe un aggravarsi di fenomeni estremi, siccità e alluvioni, miseria e carestie, estinzione di specie, diffusione di malattie, innalzamento dei mari, sparizione di isole e centri costieri. Ulteriori spostamenti di popolazioni. E guerre. Non è un allarme qualsiasi, ha avvertito il Comitato dell’Onu per il clima, l’Ipcc, perché in un simile quadro, anche gli stessi impegni di riduzione dei gas serra contenuti nell’Accordo di Parigi (dal quale gli Stati Uniti si sono sfilati) sono del tutto insufficienti. Diffuso a Incheon in Corea il rapporto “Riscaldamento globale a 1,5 gradi” è una sorta di manuale di 30 pagine per i governi, che indica
gli effetti del riscaldamento globale. Scienziati di 44 Paesi per due anni hanno studiato seimila ricerche e valutato 42mila pareri. Il messaggio è chiaro: restare entro 1,5 gradi è possibile, ma richiede un impegno eccezionale, tecnologia e investimenti. In tempi strettissimi. Gli scienziati riuniti in Corea sostengono che le emissioni di CO2 dovrebbero scendere nel 2030 di circa il 45% rispetto al 2010, raggiungendo lo zero nel 2050. Per questo propongono ai decisori politici quattro percorsi possibili, con un insieme di strumenti diversi: taglio delle emissioni (passaggio a energie rinnovabili e veicoli elettrici, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, riduzione del consumo di carne) e rimozione del CO2 (riforestazione, cattura e stoccaggio del carbonio, quest’ultimo un procedimento ancora sperimentale). Il primo percorso è quello di una decrescita controllata, con risparmio energetico e riforestazione. Poi c’è quello ad elevata sostenibilità, con un limitato uso di stoccaggio di carbonio. Il terzo scenario vede meno sostenibilità e un ricorso maggiore al “carbon storage”. Il quarto prevede uno sviluppo basato sulle fonti fossili, con forti emissioni riassorbite dallo stoccaggio di carbonio. Il rapporto sarà al centro della prossima conferenza sul clima dell’Onu, la Cop24, a dicembre a Katowice in Polonia. Ieri la Ue ha annunciato per novembre la strategia per la riduzione delle emissioni. Durerà poco, fino alle prossime elezioni che consegneranno l’Ue agli Orban.