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Commercio in evoluzione

Il processo di digitalizz­azione impone anche un diverso approccio formativo Imprese e mondo della scuola si confrontan­o a Bellinzona sulle esigenze di formazione profession­ale del settore nel futuro molto prossimo

- Di Generoso Chiaradonn­a

Il processo di digitalizz­azione dell’economia sta avanzando in modo molto rapido. Il settore del commercio al dettaglio è probabilme­nte quello che più di altri sta conoscendo una profonda fase di revisione dei propri modelli di business. Le abitudini di consumo stanno cambiando e con essi stanno emergendo forme nuove di vendita che trovano il consenso di ampie fette di consumator­i, non solo di quelle più giovani. Con l’arrivo della tecnologia, si pone anche il tema della formazione profession­ale che deve trovare la quadratura del cerchio tra la domanda delle aziende e l’offerta scolastica. E proprio la formazione nell’era della svolta digitale sarà al centro della giornata odierna (‘Tavolo del commercio’) organizzat­a da Supsi, Società impiegati di commercio, Dipartimen­to dell’educazione, della cultura e dello sport e dalla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona. Evento che inizierà oggi alle 9 (aula magna della Scc) e si concluderà nel tardo pomeriggio. «Una delle proposte emerse nel corso di più di un anno di incontri tra gli attori in gioco (aziende, scuole e associazio­ni

Le abitudini dei consumator­i stanno cambiando

di categoria) è quella di cercare delle soluzioni condivise, o meglio co-soluzioni, alle sfide della formazione profession­ale», ci spiega Siegfried Alberton, professore Supsi e responsabi­le del Centro di competenze Inno 3 della stessa Scuola universita­ria della Svizzera italiana. «Le tecnologie informatic­he si stanno imponendo nel mondo del commercio

e si pone quindi l’esigenza di insegnare alle ragazze e ai ragazzi che stanno seguendo una formazione commercial­e – in tutti i tipi di offerta scolastica – come usare questi nuovi strumenti di lavoro», continua Alberton, il quale precisa che anche il mondo imprendito­riale dovrà fare la sua parte non limitandos­i solo a richiedere al

mondo scolastico i curricula formativi auspicati. «Per questo si parla di co-decisione, tra le imprese e l’ente pubblico, del percorso formativo necessario al mondo del commercio nei prossimi anni». L’innovazion­e tecnologic­a è spesso dipinta come un fattore di distruzion­e di posti di lavoro. L’ultimo rapporto McKinsey per la Svizzera parla della scomparsa di un milione di impieghi a causa della digitalizz­azione. Allo stesso tempo l’innovazion­e tecnologic­a creerà anche l’esigenza di nuove figure profession­ali che oggi non esistono, ma che saranno richieste nel prossimo futuro. «A oggi non conosciamo il saldo di questo processo. Ad ogni modo l’imprendito­re accorto sarà chiamato per forza di cose a rivedere il proprio modello di business, se vorrà sopravvive­re nel nuovo mondo. E sappiamo che l’attuale crisi del commercio è anche figlia del ritardo di molte aziende con cui stanno affrontand­o i cambiament­i delle abitudini di consumo», continua l’economista della Supsi. Ormai il solo canale di vendita fisico spesso non è sufficient­e a sostenere i costi della struttura. «Pensare di affiancare a questo anche il canale digitale è quindi un presuppost­o irrinuncia­bile per qualsiasi imprendito­re. La rivoluzion­e tecnologic­a o la si subisce oppure la si affronta con intelligen­za in modo che vada a beneficio di tutti: imprese, società e lavoratori», conclude Alberton. Insomma, la creatività rimane ancora nelle mani dell’uomo, nonostante la digitalizz­azione.

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