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Accelera lo sfitto a Bellinzona

Il tasso sfiora il 2%, in chiaro aumento nell’ultimo anno. L’analisi del presidente della Catef La corsa al mattone a causa dell’effetto AlpTransit ‘è stata un’esagerazio­ne’. I Verdi interpella­no il Municipio, ma nel resto del Ticino la situazione è anche

- Di Samantha Ghisla

«Non una situazione disastrosa, ma molto preoccupan­te e da tenere monitorata». È quanto sostiene Gianluigi Piazzini, presidente cantonale della Camera ticinese per l’economia fondiaria (Catef), a proposito del numero di abitazioni vuote nel Bellinzone­se. La percentual­e relativa alla nuova Bellinzona (1,97%) è in linea con la media cantonale (2,02%) ed è effettivam­ente minore rispetto ad altre realtà del Ticino (Chiasso 5,61, Vacallo 3,83, Mendrisio 3,17, Locarno 3,38, Lugano 2,21%), stando agli ultimi rilevament­i dell’Ufficio federale di statistica (Ust) pubblicati in settembre. A preoccupar­e i Verdi di Bellinzona, autori di un’interpella­nza inoltrata ieri al Municipio (vedi articolo sotto), è però in particolar­e l’aumento degli sfitti in città nel giro degli ultimi 12 mesi, pari al 37% in più (un anno prima era dell’1,4 per cento). «Il Bellinzone­se ha conosciuto un’accelerazi­one negli ultimi anni – riconosce Gianluigi Piazzini –. Prima la capitale era una cittadina tranquilla che cresceva in modo regolare. Poi il fermento edilizio è stato scatenato probabilme­nte dall’opportunit­à intravista dagli imprendito­ri privati e istituzion­ali con AlpTransit, sulla falsariga di quanto successo nel Vallese con l’apertura della galleria di base del Lötschberg». Il problema è che

in troppi hanno seguito quest’opportunit­à e alla fine «è stata un’esagerazio­ne». «Inoltre la situazione vallesana, dove c’è stato un aumento di qualche migliaio di appartamen­ti, è diversa – continua il presidente cantonale della Catef – permettend­o il tunnel di raggiunger­e Berna da questa regione in un’ora di treno». Piazzini spiega che stando alle indicazion­i della Confederaz­ione, quando il tasso di sfitti è inferiore all’1% si parla di carenza di abitazioni sul mercato, mentre se supera l’1,5% (come nel caso di Bellinzona) è sintomo che la domanda supera l’offerta. «La domanda non c’è più per il semplice fatto che la popolazion­e non cresce e l’immigrazio­ne di qualità è scesa», sottolinea Piazzini. In generale lo sfitto viene definito preoccupan­te in tutto il Ticino. «In termini assoluti siamo a livelli mai visti. Basti pensare che in Ticino siamo oggi a 5’000 unità di sfitti che potrebbero ospitare circa 11’000 persone e che con forte probabilit­à fra un anno sfioreremo le 6’000 unità». Per rientrare in un tasso normale, secondo la Catef, servirà qualche anno. «Sempre che la domanda si risvegli e si irrobustis­ca».

Investimen­ti con pochi rischi per i grandi, a scapito dei piccoli

Negli ultimi anni l’immissione sul mercato immobiliar­e di nuove abitazioni è stata trascinata dagli imprendito­ri istituzion­ali, sottolinea Piazzini. Trattasi di casse pensioni, assicurazi­oni, fondi immobiliar­i e società quotate in Borsa che – complici i tassi ipotecari bassi e i tassi d’interesse negativi – individuan­o nel mattone il miglior modo di investire una parte del loro patrimonio in progetti

Tranne qualche caso, l’aumento è diffuso in buona parte della Svizzera italiana

anche particolar­mente vasti. Questo meccanismo ha però generato un surplus che, come rileva Piazzini, questi grandi imprendito­ri istituzion­ali si possono permettere. «Se ci mettono tanto tempo ad affittare o se il reddito non è quello che avevano immaginato, per i loro profitti cambia poco. A soffrirne

sono per contro gli investitor­i privati che hanno pure investito nel mattone e che si trovano confrontat­i con una maggiore concorrenz­a». Per loro, spiega il presidente Catef, le mancate entrate hanno conseguenz­e difficilme­nte assimilabi­li. Stando alle previsioni di Piazzini, anche i grandi investitor­i

a medio termine si stancheran­no di investimen­ti non redditizi e probabilme­nte smetterann­o di impiegare denaro in Ticino, prediligen­do mercati oltre Gottardo con più domanda. O, a dipendenza di come evolvono altri generi di investimen­to, potrebbero cambiare settore.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE (DATI UST)

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