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Tagliata la testa al… ‘Toro’

Duro colpo al mercato della droga momò: smantellat­a una rete di vendita al dettaglio Tre le persone finite in manette tra luglio e gli scorsi giorni. Tenevano la cocaina sotterrata nei boschi e, da anni, rifornivan­o l’intera zona.

- Di Stefano Lippmann

Da anni, ormai (perlomeno dal 2014), avevano in mano la fetta più grande del mercato degli stupefacen­ti – nello specifico della cocaina – del Mendrisiot­to. Ma non solo: anche la zona del Basso Ceresio e poi, su su fino a Lugano, era terreno fertile per la loro attività illegale. Vendita al dettaglio, con un modus operandi ‘nuovo’ alle nostre latitudini, interrotto­si grazie all’attività investigat­iva di polizia e Guardie di confine, le quali – sotto il coordiname­nto della procuratri­ce pubblica Margherita Lanzillo – hanno così dato pieno successo all’operazione ‘Toro’. Dopo ore d’osservazio­ne, il 3 luglio scorso gli agenti hanno arrestato a Rovio, in una struttura alberghier­a, le ‘menti’: due cittadini albanesi di 24 e 28 anni, residenti in Italia ma ‘di base’ a Rovio. Negli scorsi giorni, invece, è finito in manette un 46enne di origine egiziana, gerente di un fastfood a Mendrisio (e precedente­mente di un bar, sempre nel capoluogo del Distretto). Nel mezzo, in tutti questi mesi di indagine, le forze dell’ordine hanno inoltre fermato e interrogat­o almeno una trentina di persone, clienti più o meno abituali. L’ultimo fermo, in ordine di tempo, è avvenuto in un centro commercial­e di Morbio Inferiore. In totale, stando a quanto ha appurato sinora l’inchiesta, i due (verosimilm­ente anche con la complicità del 46enne), avrebbero spacciato ben oltre il chilogramm­o di cocaina, con un grado di purezza altissimo se confrontat­o con la ‘normale’ vendita al dettaglio dello stupefacen­te. ‘Roba buona’, come si dice in gergo, che ha permesso loro di accaparrar­si, come detto, una grande fetta del mercato momò ed estendersi anche più a nord.

Dai nascondigl­i alla consegna a domicilio

I due, stando a quanto si è potuto appurare, avevano adottato un modus operandi alquanto efficace: non tenevano lo stupefacen­te a casa – onde evitare che, in caso di intervento di polizia, si risalisse subito ai ‘proprietar­i’ –, bensì nei boschi. Piccoli nascondigl­i ricavati tra le radici delle piante che le attività investigat­ive hanno permesso di portare alla luce: dal boschetto situato in zona Sant’Apollonia a Coldrerio al Parco delle Gole della Breggia, dalla zona Saceba ad un cumulo di sassi non molto distante dal campo sportivo di Melano. Senza dimenticar­e Casvegno a Mendrisio. Piccole dosi nascoste in tanti posti, salvo il rinvenimen­to nei boschi di Rovio che ha permesso agli agenti di trovare in un colpo solo all’incirca tre etti di cocaina. Una volta contattati gli acquirenti via telefono, gli spacciator­i si recavano nel-

Stupefacen­te al sicuro sotto le radici degli alberi

le zone appena menzionate, prelevavan­o il quantitati­vo necessario (solitament­e bolas rinchiuse in scatolette e poi sotterrate) e in seguito lo consegnava­no al compratore, senza disdegnare anche la consegna a domicilio. Da qui, dunque, l’ipotesi di reato più grave nei loro confronti, ovvero infrazione aggravata

alla Legge federale sugli stupefacen­ti. Il 24enne e il 28enne dovranno pure rispondere di infrazione alla Legge federale sugli stranieri e, stando a nostre informazio­ni, pure di aggression­e. Almeno uno dei due ragazzi di origine albanese, infatti, si troverebbe coinvolto in un fatto di sangue avvenuto nell’ottobre dello scorso anno nel Luganese. Episodio durante il quale si erano scontrate due bande: una composta da albanesi, l’altra da svizzeri e cubani. Il Ministero pubblico, vista la delicatezz­a dell’indagine ancora in corso, ha preferito non rilasciare alcuna informazio­ne.

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