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Pasture, parla il Collettivo: ‘Il dissenso fa paura’

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Dare voce al dissenso e a chi non ce l’ha (i migranti). L’azione del Collettivo R-Esistiamo aveva solo questa finalità. A ormai due settimane dalla serata informativ­a sul futuro Centro federale d’asilo a Pasture, fra Balerna e Novazzano, è lo stesso Collettivo, questa volta, a prendere la parola. Lo fa per spiegare le ragioni della sua incursione al Palapenz, che tanto ha fatto discutere le autorità locali. Chi erano le persone che, ad una ad una, si sono alzate in piedi suscitando le rimostranz­e di parte della platea e la reazione della polizia (presente in forze)?

Fanno parte, spiegano loro stessi in una nota, di “un gruppo di cittadini sensibili alla tematica migratoria, in particolar­e all’ingiustizi­a della politica migratoria Svizzera”. Cittadini entrati in contatto con questa realtà attraverso merende e tornei di calcio proposti come momenti di “aggregazio­ne e solidariet­à”. Quale era il loro obiettivo? Mettere in luce “ciò che realmente è vivere come richiedent­e asilo in un Paese segregazio­nista e razzista, che millanta integrazio­ne, ma costruisce veri e propri centri di detenzione, con filo spinato, perquisizi­oni, controllo continuo

con aumento dei poteri di polizia e agenzie di cosiddetta sicurezza, come se ci si dovesse difendere da un’invasione nemica, anziché accogliere chi scappa da dittature, da guerre, dalla fame”. Il Collettivo si è sentito attaccato “con la violenza fisica (non verbale)”, tanto da alcuni cittadini che dagli agenti, che dovrebbero essere, annota il Collettivo, garanti di questa “millantata sicurezza”. A mo’ di testimonia­nza nel comunicato si portano alcuni degli episodi che si sono verificati al Palapenz e che hanno coinvolto pure dei rappresent­anti dei media. Già in

questi mesi, rincarano, le persone che hanno aderito a iniziative e proteste sono state sottoposte a “ricatti e minacce”. E questo ha spronato il Collettivo a “portare avanti la lotta e le idee contro la discrimina­zione e il razzismo”. Ora, dopo quanto accaduto, concludono, “abbiamo provato sulla nostra pelle, che chi esprime dissenso sulla politica migratoria e razzista non ha dignità. E se non l’abbiamo noi che siamo cittadini svizzeri, come si può immaginare ce l’abbiano le persone che richiedono asilo, considerat­i a tutti gli effetti di serie B?”.

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