Risarcisce con casa e pensione
Gestore patrimoniale mostra sincero pentimento ed evita tre anni di carcere: si era autodenunciato Appropriazione indebita di 1,3 milioni, gestore patrimoniale condannato alle Assise criminali a 24 mesi sospesi
Un imputato ‘esemplare’ e raro. Si era autodenunciato al Ministero pubblico, ha risarcito le parti lese, nonostante per una di esse i reati fossero persino prescritti, vendendo la casa e ritirando il secondo pilastro e ha scontato 6 mesi di carcere preventivo. Protagonista, un 65enne gestore patrimoniale domiciliato nel Luganese, comparso in aula ieri davanti alle Assise criminali di Lugano per un’appropriazione indebita di 1,3 milioni di franchi, somma che due persone gli avevano affidato per investimenti e di cui l’uomo aveva fatto perdere ogni traccia. Poi il pentimento, maturato poiché i reati patrimoniali in corso da alcuni anni, dal 2009 al 2013, lo affliggevano. Così il 65enne ha deciso di vuotare il sacco, presentandosi al Ministero pubblico per raccontare delle malversazioni. L’uomo tuttavia non ha dato prova di totale trasparenza, si era dimenticato di spiegare di aver aggirato anche un’altra cliente. L’inchiesta – condotta dalla pp Fiorenza Bergomi – ha scovato questo nuovo filone e ha deciso di arrestare il 65enne. L’imputato ha chiarito nuovamente la
propria posizione e nel frattempo ha scontato sei mesi di carcere preventivo. Ieri il processo e la sentenza, pronunciata dalla Corte, presieduta dal giudice Mauro Ermani, che nei confronti dell’imputato pentito e fino ad allora incensurato ha risolto di non farlo tornare in carcere: la pena è stata infatti di due anni di detenzione sospesi con la condizionale, di cui sei mesi da espiare, ma di fatto già ‘estinti’ poiché già espiati. Pena che, senza attenuanti, sarebbe stata di 3 anni di carcere – ha ammonito Ermani. È la stessa pena richiesta dagli avvocati di difesa, Davide Corti e Edy Salmina. Prognosi positiva è stata espressa anche dalla pp Fiorenza Bergomi. Il 65enne è stato riconosciuto colpevole di appropriazione indebita, ripetuta falsità in documenti e di conseguimento fraudolento di falsa attestazione. In qualità di controllore-garante di un trust e di una fondazione, il 65enne ha effettuato prelevamenti in contanti e ordini di bonifico estranei ai beneficiari (o aventi diritto economico) dei conti, usando il denaro per scopi personali. La Corte ha riconosciuto al 65enne l’attenuante del sincero pentimento, ciò che ha permesso di contenere la pena entro i limiti della sospensione condizionale. L’imputato, intanto, ha spiegato non solo di aver sciolto la società attraverso la quale operava, ma pure di aver abbandonato definitivamente il mondo delle finanze.
Clienti lesi e poi tacitati