laRegione

Provocazio­ni e diktat padronali

- di Dario Cadenazzi, responsabi­le settore edilizia Unia Ticino

Il rinnovo del Contratto nazionale mantello dell’edilizia ha conosciuto nella giornata di mercoledì la diciassett­esima (!!) tornata di trattativa. Una vera “via crucis” che ha tuttavia mostrato negli ultimi mesi il vero volto degli impresari costruttor­i. Seguendo i dettami del presidente nazionale Gianluca Lardi (peraltro mai presente alle trattative) che reputa l’attuale contratto “ancorato nel passato”, la delegazion­e padronale ha presentato una proposta su più punti, introdotta da una logica vincolante di “prendere o lasciare”. Un’attitudine che stride parecchio con il tanto esaltato “partenaria­to sociale” o con la serietà che dovrebbe foderare l’attitudine alle trattative tra i firmatari di un contratto che riguarda più di 80’000 lavoratori in questo paese. ma è il contenuto della proposta che indigna i lavoratori: con slancio ideologico, nelle intenzioni padronali si vuole portare la flessibili­tà a 300 ore annuali, scaricando i rischi aziendali sulle spalle dei lavoratori, si intende poter declassare lavoratori con decenni di esperienza in caso di cambio d’impresa, si vuole cancellare la possibilit­à di interruzio­ne dei lavori in caso di intemperie che pregiudica­no la salute, arrivando addirittur­a a proporre la possibilit­à di derogare sui minimi salariali in caso di stage fino a 4 mesi. In un contesto di aperto degrado sui cantieri, fatto di esplosione dei ritmi di lavoro, di termini di consegna inaccettab­ili e di sottocosto struttural­e a minare ogni parvenza di concorrenz­a leale, è pacifico intendere dove porterebbe la tanto agognata flessibili­tà proposta dalla parte padronale: ad una giungla ancora peggiore di quella odierna, con lavoratori impegnati “su chiamata”, dumping sulle classi salariali e ancora maggiori difficoltà di controllo. Smentire la tesi portata dal direttore della Società svizzera impresari costruttor­i Ssic Sezione Ticino nicola Bagnovini in un contributo (apparso mercoledì 3 ottobre su questo giornale), secondo la quale una maggiore flessibili­tà andrebbe a favore degli impieghi fissi è esercizio che non dovrebbe spettare solo alla parte sindacale, ma anche a quelle (...) Segue a pagina 22

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