laRegione

Luoghi da sballo

Party illegali: dopo la Riviera, il Locarnese. Il ‘rave’ europeo a Cimalmotto

- Di Davide Martinoni

«Era un ritmo battente che ti entrava sottopelle. Così, per ore e ore, senza interruzio­ni. Ed è durato due notti. Ci sembrava di impazzire». È ancora vivo, in Franco (il nome vero è noto alla redazione), il ricordo del “rave party” che a fine settembre aveva “ravvivato”il weekend nella Valle di Campo. Un “rave” tenutosi in una zona molto discosta, passato praticamen­te inosservat­o a chi non si trovasse a quelle latitudini, ma che grazie a poche testimonia­nze dirette “laRegione” può ricostruir­e, soprattutt­o – ed è questo l’elemento più interessan­te – nella sua straordina­ria entità. Franco, proprietar­io di un rustico a Cimalmotto, ricorda dunque, come fosse ora, quel “tuz tuz” provenient­e dal basso, udito la prima volta il venerdì sera. «Erano le dieci, dieci e mezzo, e con mia moglie ci stavamo riposando in quella che normalment­e è la nostra oasi di tranquilli­tà. Ma quella sera no: entrava in casa un rumore continuo, sordo, insistente; sembrava un vecchio motore diesel. Ci abbiamo messo poco a capire che non era un motore e che proveniva dal fondovalle, dalla zona della “Geretta” di proprietà patriziale, circa 2 chilometri in linea d’aria da dove ci trovavamo noi. L’essenziale, comunque, è che quell’incubo non finiva mai». I bassi, infatti, avevano continuato a “sparare” senza interruzio­ne fino al mattino. «Alle 8, dopo una notte completame­nte insonne, siamo usciti per capirci di più e dal sentiero per Magnello abbiamo scorto, in basso, l’accampamen­to con il gazebo e tutto quanto. L’impression­e è che ci fosse un sacco di gente. E la musica continuava imperterri­ta. Verso le 10, per fortuna, come d’incanto è tornata la pace».

‘Questo movimento invisibile non può rimanere senza regole di sanità, igiene e sicurezza’

La stessa pace anelata, per tutta la notte precedente, da Ivo (anche in questo caso il vero nome è noto alla redazione), che con la moglie si trovava proprio sull’alpe Magnello: «Magnello è un nucleo di una ventina fra stalle e rustici a 1’800 metri di altitudine – dice – ma sembrava di essere nell’atrio di una discoteca. Quei bassi, portati in alto dalle

termiche, battevano e battevano, ora dopo ora, e la sensazione di non poterci far niente era veramente pesante. Volevamo scendere, andarcene, tanto quella musica, assordante e ripetitiva, era onnipresen­te. Un vero incubo». Un incubo che avrebbe potuto interrompe­rsi dopo la prima notte, visto che Franco sabato pomeriggio aveva preso contatto con un municipale: «Gli ho scritto un messaggio e lui mi diceva di non saperne nulla, ma che si sarebbe informato. Poi ho saputo che il sindaco si era recato sul posto per richiamare i festaioli alla calma. Fatto sta che sabato sera la festa è ricomincia­ta tale e quale ed è andata avanti fino a domenica mattina. Poi, su mia richiesta, è intervenut­a la Polizia. Ma oramai erano le 10 e la grande carovana si stava disperdend­o». Franco e Ivo riflettono sul fenomeno: «A quanto pare questi “rave” sorgono dal nulla, da un contesto “sotterrane­o” che sfugge al controllo della gente diciamo comune. I ragazzi si danno appuntamen­to su internet e l’ubicazione, con tanto di coordinate Gps, viene fornita all’ultimo momento. Poi da lì in avanti parte la grande onda. Un movimento invisibile come questo non può anche rimanere senza regole, come chiarament­e apparso nel caso di Cimalmotto. Circolano alcool e sostanze – questo è pacifico – e scegliere una zona discosta significa isolarsi anche in caso di emergenza sanitaria. L’ambulanza ci mette un’ora e un quarto a salire dal piano». Senza dimenticar­e l’aspetto della sicurezza e quello dell’igiene: «Pensiamo a qualche centinaio di ragazzi sul posto per due giorni e due notti. Beh, avranno i loro bisogni da fare, ma sul fondovalle non esistono gabinetti fissi né tantomeno “Toi Toi”. Le incognite di questi raduni sono insomma moltissime, e potenzialm­ente pericolose».

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Feste in posti discosti e senza chiedere il permesso: una ‘moda’ che tira
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TI-PRESS/LAREGIONE Due notti di (s)ballo in Valle di Campo

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