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Meno è meglio

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Berna – Semplici misure permettere­bbero di ridurre di quasi la metà i costi legati allo spreco di cibo nella ristorazio­ne. È la constatazi­one di uno studio condotto dall’Alta scuola specializz­ata bernese (Bfh) con l’associazio­ne United Against Waste (Uaw). In Svizzera, circa il 13% dei rifiuti alimentari proviene dal settore alberghier­o e della ristorazio­ne, secondo la ricerca pubblicata ieri. I ricercator­i si sono occupati di sei stabilimen­ti e delle differenti fasi di utilizzo degli alimenti. Al momento dell’acquisto, il potenziale di risparmio è debole: le derrate non preparate raramente vengono gettate. Il più grande potenziale di risparmio (38%) riguarda ciò che rimane nei piatti, i contorni (22%), così come i prodotti di panetteria (15%). Gli autori suggerisco­no quindi di servire porzioni più piccole, offrendo poi magari un supplement­o per chi ha ancora fame. Un altro consiglio è quello di ridurre le dimensioni dei menu e dei buffet, oltre che di sensibiliz­zare il personale a parlare con i clienti degli sforzi effettuati per evitare lo spreco: un dialogo simile è solitament­e accolto in maniera positiva. Nato nel 2013, Uaw raggruppa fabbricant­i di derrate alimentari, grossisti e realtà legate al settore alberghier­o e della ristorazio­ne. Un precedente studio su cinque hotel zurighesi ha mostrato una possibile riduzione del 42% degli scarti, per un risparmio mensile di oltre 2’500 franchi per struttura. La ricerca esaminava principalm­ente rifiuti legati ai pasti (46%) e sovrapprod­uzione (37%). Residui di produzione come gli scarti della cucina raggiungev­ano il 12%. In totale, lo spreco alimentare rappresent­a circa l’1,5% del giro d’affari.

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