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Il servizio civile tra due fronti

La riforma del governo piace al centrodest­ra, mentre gli oppositori minacciano il referendum Per Ps e Pbd non c’è alcun problema di organico nell’esercito. Secondo Udc e Plr bisogna limitare le ammissioni all’alternativ­a.

- Ats/Bare

Le misure proposte dal Consiglio federale per cercare di limitare le ammissioni al servizio civile dividono partiti e organizzaz­ioni. La sinistra e l’associazio­ne che difende gli interessi dei ‘civilisti’ minacciano il referendum. Mentre Udc, Plr, Ppd e gli ufficiali dell’esercito si sono detti soddisfatt­i del progetto. Secondo l’esecutivo il costante aumento negli ultimi anni del numero di persone che svolgono il servizio civile è un problema: dal 2011 al 2017 le ammissioni sono passate da 4’670 a 6’785 l’anno. In particolar­e al governo non piace che molti soldati chiedano di passare al servizio civile dopo la scuola reclute. La revisione legislativ­a, la cui procedura di consultazi­one è terminata ieri, propone quindi, tra altre misure, di prolungare a 150 il numero minimo di giorni di servizio civile. Inoltre è previsto un periodo di attesa di 12 mesi per i militari che intendono passare al servizio civile. Il Ps, i Verdi, il Pbd e i Verdi liberali sono assolutame­nte contrari a questa riforma. Sia i socialisti, sia i borghesi democratic­i sostengono che in tre rapporti il Consiglio federale stesso ha rilevato che l’organico dell’esercito non è minacciato. Oltre questo, secondo il Ps, il servizio civile è diventato un’importante istituzion­e, che svolge “compiti sociali, ecologici e culturali preziosi” e che rafforza “la coesione della società”. Stando ai Verdi la riforma mette in questione il diritto alla parità di trattament­o e l’obiezione di coscienza. Per il Pbd questa revisione legislativ­a non è una buona soluzione, perché mette in discussion­e il servizio civile. Secondo i Verdi liberali è sbagliato renderlo meno attrattivo: in questo modo non si risolvono le cause del problema. Ovvero i motivi per i quali oggi così tante persone decidono di passare al servizio civile anche se la sua durata corrispond­e a una volta e mezza quello militare. Contro la riforma si è formato un comitato – di cui fanno parte, tra gli altri, la Federazion­e svizzera per il servizio civile e il Consiglio svizzero delle attività della gioventù – che definisce la revisione di legge “un attacco senza precedenti” contro il servizio civile. Il Consiglio federale, invece di rendere meno attrattivo il servizio civile, dovrebbe rendere più interessan­te quello militare, afferma il comitato. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Gruppo per una Svizzera senza esercito e Amnesty Internatio­nal Svizzera. Se la nuova legge non sarà modificata, le organizzaz­ioni hanno già annunciato che lanceranno un referendum. Per l’Udc non è questione di rendere più attrattivo il militare, ma di rendere più rigide le regole che permettono di evitarlo. Inoltre “i cittadini in uniforme sono indispensa­bili per la nostra sicurezza”, non, invece, i civilisti, sostiene il partito. La modifica legislativ­a permetterà quindi di impedire ai soldati già formati di passare al servizio civile per motivi che nulla hanno a che vedere con la coscienza, sostiene il partito. Anche per il Plr le misure proposte dal governo sono giustifica­te: da quando nel 2009 è stato abolito l’esame di coscienza, è stata introdotta “di fatto la libera scelta tra servizio militare e civile”. La conseguenz­a è stata un aumento delle richieste di svolgere il servizio civile. Il partito chiede quindi che l’efficacia delle misure previste venga valutata dopo tre anni e, nel caso si rivelino insufficie­nti, che venga reintrodot­to l’esame di coscienza. Anche il Ppd, come l’esecutivo, è preoccupat­o per la riduzione degli effettivi dell’esercito e sottolinea che lo stesso problema esiste per la protezione civile. Il partito non è però convinto che le misure proposte dal governo siano efficaci. La Società svizzera degli ufficiali e la Comunità di lavoro per un esercito di milizia efficace e che assicuri la pace chiedono anch’esse misure più incisive e la reintroduz­ione dell’esame di coscienza. Vorrebbero, ad esempio, che la richiesta di ammissione al servizio civile fosse possibile solo all’inizio della scuola reclute. Dal canto suo la Conferenza dei direttori cantonali degli affari militari appoggia il progetto governativ­o perché ritiene che, a breve termine, possa ridurre il numero di ammissioni al servizio civile. Non pensa però che porti ad una diminuzion­e sostanzial­e e duratura.

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KEYSTONE In discussion­e anche la reintroduz­ione dell’esame di coscienza

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