Truffatore e pirata, condannato
Pena di 18 mesi sospesi per un 47enne: fu pizzicato a 215 km/h sull’A2, in territorio di Bioggio
Come ex dipendente di un operatore di telefonia mobile è inoltre riuscito a ingannare diverse persone, intascando provvigioni sui contratti e alcuni smartphone
Sei truffe, tre appropriazioni indebite, falsità in documenti e minaccia. E poi anche una grave infrazione alle norme della circolazione per essere andato a 215 km/h sull’A2. Sin qui incensurato, la fedina penale di un 47enne italiano residente a Lugano si è sporcata ieri alle Assise correzionali cittadine, a causa di una serie di reati sanzionati con diciotto mesi sospesi per due anni. I fatti per i quali è stato giudicato l’uomo si possono sostanzialmente suddividere in due filoni. Il primo risale al 2010-12, ossia a quando l’imputato lavorava per un operatore di telefonia mobile. Sfruttando la sua posizione è infatti riuscito a truffare più persone. Simile il modus operandi: fungendo da tramite coi clienti, faceva loro sottoscrivere abbonamenti da cui traeva poi delle provvigioni per sé, promettendo che avrebbe pagato lui le penali dei contratti precedenti. In taluni casi ha anche fatto sottoscrivere dei contratti che prevedevano degli smartphone in regalo, ma che si è poi intascato lui. In una situazione è anche stato fatto ricorso a documenti fasulli. In aula, come precedentemente durante i verbali, ha ammesso i fatti, mentre la sua legale Chiara Buzzi ha ricordato – pur senza giustificarlo – che il 47enne era sottopagato dalla ditta per cui lavorava e che aveva pesanti problemi economici. Nessuna giustificazione invece per la grave infrazione alle norme della circolazione. I fatti risalgono in questo caso al 2014, sull’A2 in territorio di Bioggio. Siccome il limite era di 120 km/h, il fatto di essere andato a 95 km/h in più del consentito qualifica l’imputato come pirata della strada. Secondo Via Sicura, se lo si è si va almeno 80 km/h sopra il limite, se questo è 120. «Dodici mesi (il minimo previsto dalla legge in questi casi, cfr. infografica) sono pochi – ha detto il giudice Marco Villa –, solo per l’infrazione la pena adeguata sarebbe di quindici mesi». Pur sottolineando la sua attuale buona condotta – oggi il condannato ha ripreso a lavorare e ha iniziato a ripagare parte delle pretese dei danneggiati, quantificate in circa 20’000 franchi –, il presidente della Corte non ha potuto non constatare la «ripetitività degli episodi» e il suo «atteggiamento truffaldino». La pena stabilita si è rivelata in linea con quanto chiesto dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri. Diciotto mesi ritenuti invece «troppi» da Buzzi, che tuttavia ha già annunciato di non voler fare ricorso. Il condannato dal canto suo si è scusato con i truffati e ha ringraziato moglie e figli per averlo aiutato a cambiar vita.