Congo, lotta ai bracconieri
Il governo congolese ha voluto lanciare un messaggio ai bracconieri: la settimana scorsa sono state bruciate zanne di elefante e scaglie di pangolini, sequestrati nel corso di una serie di indagini. Complessivamente si è trattato di 1’050 kg di avorio e 1’197 kg di scaglie di pangolini. Non solo: lo stesso capo di stato della Repubblica del Congo ha rilasciato diversi pappagalli che erano finiti nelle mani di bracconieri. Il tutto è avvenuto a Kinshasa. «Con questa azione, il Congo conferma e riafferma il suo impegno nella lotta alla criminalità ambientale. I mercati dell’avorio, dei pappagalli e delle squame di pangolino non hanno più ragione di esistere» ha detto il direttore generale della Iccn (l’istituto congolese per la conservazione della natura), Cosma Wilungula. E ha aggiunto che in Congo almeno 15 tonnellate di zanne d’avorio sono state sequestrate a seguito della lotta contro il bracconaggio e il commercio illegale di specie protette. «Stiamo parlando di 15 tonnellate di avorio. In parole povere: almeno 5mila elefanti sono stati uccisi». Lo scorso giugno il parco nazionale di Garamba aveva bruciato tutti gli stock sequestrati di avorio. Questo parco sta facendo di tutto per scovare i bracconieri, pur avendo tantissime difficoltà da affrontare. La sua eccezionale fauna, infatti, sta scomparendo a vista d’occhio. Oggi, all’interno del Garamba, sopravvivono appena 1’200 elefanti e 48 giraffe. Istituito nel 1938, è tra i parchi più antichi d’Africa. Ospitava i rinoceronti bianchi del nord, che però risultano estinti in libertà. Sempre la scorsa settimana anche la Birmania ha seguito l’esempio del Congo, bruciando zanne di elefanti e oggetti in avorio, sequestrati a bracconieri e mercanti. A livello mondiale, si sta cercando di fermare questo mercato nero, prima che elefanti o pangolini spariscano dalla faccia della terra. Il più grosso acquirente rimane purtroppo la Cina, pur avendo vietato di fatto la vendita di avorio.