laRegione

Gian Enrico Rusconi: Elezione cruciale anche per l’Europa

- di Erminio Ferrari

“Una destra inafferrab­ile”. Alternativ­e Für Deutschlan­d (Afd), di cui si prevede (si teme) un balzo in avanti nelle elezioni regionali bavaresi “è una destra inafferrab­ile, per definire la quale le vecchie categorie sono ormai inadeguate”. Ce lo ha detto Gian Enrico Rusconi, raggiunto al telefono alla vigilia di un voto la cui portata non è più meramente regionale, né nazionale, ma è un test decisivo per gli scenari europei, in vista dello scrutinio continenta­le del prossimo maggio. «Elezioni che in altri tempi sarebbero state considerat­e una routine, nel nuovo contesto europeo sono importanti­ssime – spiega Rusconi – . La prospettiv­a di un forte ridimensio­namento della Csu, e di conseguenz­a del blocco Csu-Cdu su scala nazionale, a vantaggio di Afd avrebbe effetti clamorosi. A livello federale Afd sembra avere già superato i socialdemo­cratici; e alcuni giornali danno già per persa Angela Merkel. E capisce bene che non si tratta ormai della sola Merkel. Se la Germania si paralizza, lo stesso succederà all’Europa». Politologo di lunghissim­o corso, grande conoscitor­e della storia tedesca del ventesimo secolo, ex docente alla Freie Universitä­t di Berlino, Rusconi riconosce le difficoltà di interpreta­re la mutazione di cui la Germania, e la Baviera in particolar­e sono teatro. Gli chiediamo ancora se l’espression­e di Franz Josef Strauss, padre della Csu, secondo cui a destra del partito non doveva esserci spazio per alcuna forza politica è da considerar­si sorpassata. «In effetti – considera Rusconi – non era mai accaduto, ma ormai potrebbe accadere. La destra a cui lei fa riferiment­o era sostanzial­mente ciò che rimaneva di simpatie naziste nella politica tedesca, pur rimaste sottotracc­ia. Oggi la cosa è seria e sembra aver colto di sorpresa. Afd non è stata ancora bene identifica­ta. Non si può definirla neonazista. Non lo rivendica né lo è. Il loro non è un revisionis­mo storico. Piuttosto sembrano volgersi al tentativo di liberarsi di una memoria della colpa». Ma non si possono ignorare alcune deliberate ambiguità nei discorsi e nelle posizioni dei leader del partito, no? «Sì, ma bisogna fare attenzione – precisa Rusconi –. Pensiamo al loro utilizzo di termini inevitabil­mente associati al nazismo. Prenda Völkisch (tradurlo con “popolare” sarebbe improprio) così caratteriz­zata nel vocabolari­o nazista. Ma quel termine precede, storicamen­te, il nazismo. In realtà, il nazionalso­cialismo si appropriò di una cultura preesisten­te fascistizz­andola. Sintomatic­amente, oggi Völkish è tornato in uso, ma lo è anche ‘nazionalis­mo sociale’. E pensi a che cosa significa questo nei Länder orientali». Si guardi a Chemnitz...

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