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Gli investimen­ti esteri sono benvenuti

Un meccanismo di controllo sarebbe oneroso. Il primo Paese investitor­e non è la Cina.

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Zurigo – Gli investimen­ti stranieri diretti giovano all’economia svizzera in termini di produttivi­tà, occupazion­e e gettito fiscale. È una delle conclusion­i a cui è giunto il laboratori­o di idee liberale Avenir Suisse in seguito a un’analisi della situazione, che mira a rispondere alle preoccupaz­ioni suscitate, specie tra i politici, dalle acquisizio­ni di aziende elvetiche da parte di gruppi internazio­nali. Questi timori nascono, in particolar­e, dalle recenti acquisizio­ni di eccellenze svizzere da parte di colossi cinesi, come l’acquisto di Syngenta da parte di Chemchina o della società zurighese attiva nella ristorazio­ne a bordo degli aerei, Gategroup, da parte del conglomera­to Hna. Il peso della Cina nell’economia elvetica è sopravvalu­tato, afferma Avenir Suisse. L’Europa occidental­e (60%), gli Stati Uniti e il Canada (24%) fanno la parte del leone in termini d’investimen­ti esteri in aziende rossocroci­ate, contro il 12% di tutta l’Asia. Inoltre, al continente asiatico è attribuibi­le solo il 3% di tutte le transazion­i effettuate tra il 2014 e il 2017, spiega il Think Thank. Però non va tutto liscio nelle relazioni commercial­i tra la Svizzera e la Cina, paesi legati tra l’altro da un accordo di libero scambio. Avenir Suisse vede di buon occhio l’introduzio­ne di regole armonizzat­e con l’estero, non da ultimo con la Cina, in cui le autorità limitano l’accesso delle imprese straniere al mercato interno. In un contesto di rafforzame­nto globale del protezioni­smo, Avenir Suisse ha analizzato i vantaggi di un eventuale controllo da parte dello Stato degli investimen­ti esteri, un meccanismo che la Svizzera, paese per tradizione aperto, valuta d’introdurre. Secondo Avenir Suisse, un tale sistema risultereb­be oneroso. Se la Confederaz­ione avesse introdotto le regole discusse attualment­e a livello europeo, nel biennio 2016-2017 un’autorità avrebbe dovuto controllar­e 180 acquisizio­ni transfront­aliere, ovvero quasi la metà. Il laboratori­o di idee ricorda inoltre che esistono già barriere e meccanismi di salvaguard­ia per gli investimen­ti esteri nel mercato svizzero. “Lo Stato può invocare in qualsiasi momento il diritto di espropriaz­ione per ragioni di sicurezza nazionale”, sottolinea il comunicato. Avenir Suisse ammette però che “i pericoli conseguent­i allo spionaggio industrial­e e alla violazione della proprietà intellettu­ale non vanno ignorati”.

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