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Se le Ffs smentiscon­o, Meyer parla chiaro

- Di Franco Gianoni, avvocato, legale del Gruppo Marti di Castione

All’articolo apparso giovedì 11 ottobre su questo quotidiano, relativo alla procedura in corso per il trasferime­nto delle Officine Ffs da Bellinzona a Castione, osservo quanto segue. Le Ffs sostengono che sarebbe inveritier­a un’affermazio­ne contenuta nell’opposizion­e da me inoltrata all’Ufficio federale dei trasporti per conto del Gruppo Marti che dà lavoro a 260 persone e al quale s’intendono espropriar­e 32’684 metri quadrati di terreno industrial­e adibito da anni a parte della sua attività. Affermazio­ne secondo cui le Ferrovie non hanno ancora rinunciato a realizzare il nuovo stabilimen­to fuori cantone.

Segue da pagina 13 Le Ffs si basano sul fatto che la frase da me citata e commentata (“L’ubicazione più favorevole per l’insediamen­to del nuovo stabilimen­to è risultata finora quella di Arbedo-Castione. Le Ffs stanno comunque valutando ancora ulteriori ubicazioni”) figura sì nella loro domanda di ‘Riserva della zona’ del 5 giugno 2018 per i 150’000 mq sui quali costruire lo stabilimen­to, ma è estratta dalla Dichiarazi­one d’intenti da loro sottoscrit­ta con Cantone e Città di Bellinzona l’11 dicem- bre 2017. Frase che, secondo le Ffs, sarebbe superata da quella contenuta in detta domanda di ‘Riserva di zona’, ossia “dall’analisi approfondi­ta è inoltre emerso che le nuove Officine devono essere ubicate ad Arbedo-Castione”. Tuttavia le Ffs dimentican­o che all’affermazio­ne contestata­mi faccio seguire poche righe dopo, sempre nell’opposizion­e, la seguente precisazio­ne: “Quindi il chiesto provvedime­nto (ossia la ‘Riserva di zona’) non è giustifica­to, specie se si consideran­o le recenti esternazio­ni (la prima avvenuta il 2 agosto 2018, ossia quando l’incarto era ancora in consultazi­one presso il Municipio di Arbedo-Castione) del Ceo Andreas Meyer e per i seguenti motivi”. E che cosa ha detto il Ceo delle Ffs in dette occasioni? Che se “si dovesse dibattere troppo a lungo sull’area da scegliere, a un certo punto le Ffs sarebbero chiamate a valutare altre possibilit­à al di fuori del Ticino”; come se per uno stabilimen­to come quello in discussion­e e i gravi problemi economici e sociali che suscita si potesse “dibattere a corto”. Siccome, quindi, le dichiarazi­oni di Andreas Meyer superano a loro volta il significat­o che le Ffs vogliono dare a quanto da loro affermato nell’incarto in consultazi­one, ritengo corretta la mia affermazio­ne. E quali sono i motivi dell’opposizion­e? Mi limito, in questa sede, a sottolinea­re soltanto le violazioni del diritto contenute nell’incarto depositato: l’articolo 18 cpv. 5 della Legge sulle ferrovie che impone, per un’opera come quella in discussion­e, la presentazi­one di un Piano settoriale secondo gli articoli 13 Lpt e 14 segg. Opt; per i 78’515 mq Sac sacrificat­i, occorre il “parere dell’Ufficio federale della pianificaz­ione del territorio” come prescrive l’articolo 3 del “Decreto federale concernent­e il piano settoriale per l’avvicendam­ento delle colture”; inoltre, per un sacrificio di Sac a partire da soli 100 mq, il medesimo articolo prevede che “i servizi federali prima di decidere” devono informare “il Dipartimen­to federale di giustizia e polizia”; analoghe prescrizio­ni (quindi pure violate dalle Ffs), figurano sia nel capitolo “Preservazi­one dei terreni coltivi in occasione della realizzazi­one di progetti della Confederaz­ione” contenuto nel “Rapporto del Controllo parlamenta­re dell’amministra­zione a destinazio­ne della Commission­e della gestione del Consiglio nazionale” (cfr. FF 2016, pag. 3163), sia nella “Dichiarazi­one d’intenti concernent­e la compensazi­one delle superfici per l’avvicendam­ento delle colture (Sac) da applicare in principio nell’ambito di progetti federali”, sottoscrit­ta il 13 dicembre 2017 da dieci Uffici federali, tra i quali quello dei trasporti che deve pronunciar­si sul progetto in esame; infine l’incarto non tiene conto del piano adottato dal Consiglio federale, già adottato nel 2008, di misure di promozione per la riqualific­azione delle aree industrial­i e artigianal­i dismesse, quindi l’area della Monteforno a Bodio/Giornico. Di conseguenz­a, anche se la ‘Zona riservata’ è una misura cautelare per evitare un futuro uso che impedisca o sempliceme­nte aggravi la realizzazi­one dell’opera, non può essere concessa perché manca una sufficient­e verosimigl­ianza che la soluzione prospettat­a dalle Ffs, così come risulta dall’incarto posto in consultazi­one, potrà essere attuata. Una cosa però ora è motivo di soddisfazi­one: siccome le Ffs consideran­o inveritier­a la mia affermazio­ne, ossia che esse hanno ancora gli occhi rivolti fuori Ticino, logicament­e si deve dedurre che in ogni caso le Officine rimarranno in Ticino: se verrà data ragione a loro, ubicate a Castione; se verrà data ragione a noi (e di argomenti pertinenti e concludent­i non soltanto formali, ma anche sostanzial­i, ne abbiamo parecchi), ubicate a Bodio-Giornico, a meno che restino a Bellinzona.

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