Se le Ffs smentiscono, Meyer parla chiaro
All’articolo apparso giovedì 11 ottobre su questo quotidiano, relativo alla procedura in corso per il trasferimento delle Officine Ffs da Bellinzona a Castione, osservo quanto segue. Le Ffs sostengono che sarebbe inveritiera un’affermazione contenuta nell’opposizione da me inoltrata all’Ufficio federale dei trasporti per conto del Gruppo Marti che dà lavoro a 260 persone e al quale s’intendono espropriare 32’684 metri quadrati di terreno industriale adibito da anni a parte della sua attività. Affermazione secondo cui le Ferrovie non hanno ancora rinunciato a realizzare il nuovo stabilimento fuori cantone.
Segue da pagina 13 Le Ffs si basano sul fatto che la frase da me citata e commentata (“L’ubicazione più favorevole per l’insediamento del nuovo stabilimento è risultata finora quella di Arbedo-Castione. Le Ffs stanno comunque valutando ancora ulteriori ubicazioni”) figura sì nella loro domanda di ‘Riserva della zona’ del 5 giugno 2018 per i 150’000 mq sui quali costruire lo stabilimento, ma è estratta dalla Dichiarazione d’intenti da loro sottoscritta con Cantone e Città di Bellinzona l’11 dicem- bre 2017. Frase che, secondo le Ffs, sarebbe superata da quella contenuta in detta domanda di ‘Riserva di zona’, ossia “dall’analisi approfondita è inoltre emerso che le nuove Officine devono essere ubicate ad Arbedo-Castione”. Tuttavia le Ffs dimenticano che all’affermazione contestatami faccio seguire poche righe dopo, sempre nell’opposizione, la seguente precisazione: “Quindi il chiesto provvedimento (ossia la ‘Riserva di zona’) non è giustificato, specie se si considerano le recenti esternazioni (la prima avvenuta il 2 agosto 2018, ossia quando l’incarto era ancora in consultazione presso il Municipio di Arbedo-Castione) del Ceo Andreas Meyer e per i seguenti motivi”. E che cosa ha detto il Ceo delle Ffs in dette occasioni? Che se “si dovesse dibattere troppo a lungo sull’area da scegliere, a un certo punto le Ffs sarebbero chiamate a valutare altre possibilità al di fuori del Ticino”; come se per uno stabilimento come quello in discussione e i gravi problemi economici e sociali che suscita si potesse “dibattere a corto”. Siccome, quindi, le dichiarazioni di Andreas Meyer superano a loro volta il significato che le Ffs vogliono dare a quanto da loro affermato nell’incarto in consultazione, ritengo corretta la mia affermazione. E quali sono i motivi dell’opposizione? Mi limito, in questa sede, a sottolineare soltanto le violazioni del diritto contenute nell’incarto depositato: l’articolo 18 cpv. 5 della Legge sulle ferrovie che impone, per un’opera come quella in discussione, la presentazione di un Piano settoriale secondo gli articoli 13 Lpt e 14 segg. Opt; per i 78’515 mq Sac sacrificati, occorre il “parere dell’Ufficio federale della pianificazione del territorio” come prescrive l’articolo 3 del “Decreto federale concernente il piano settoriale per l’avvicendamento delle colture”; inoltre, per un sacrificio di Sac a partire da soli 100 mq, il medesimo articolo prevede che “i servizi federali prima di decidere” devono informare “il Dipartimento federale di giustizia e polizia”; analoghe prescrizioni (quindi pure violate dalle Ffs), figurano sia nel capitolo “Preservazione dei terreni coltivi in occasione della realizzazione di progetti della Confederazione” contenuto nel “Rapporto del Controllo parlamentare dell’amministrazione a destinazione della Commissione della gestione del Consiglio nazionale” (cfr. FF 2016, pag. 3163), sia nella “Dichiarazione d’intenti concernente la compensazione delle superfici per l’avvicendamento delle colture (Sac) da applicare in principio nell’ambito di progetti federali”, sottoscritta il 13 dicembre 2017 da dieci Uffici federali, tra i quali quello dei trasporti che deve pronunciarsi sul progetto in esame; infine l’incarto non tiene conto del piano adottato dal Consiglio federale, già adottato nel 2008, di misure di promozione per la riqualificazione delle aree industriali e artigianali dismesse, quindi l’area della Monteforno a Bodio/Giornico. Di conseguenza, anche se la ‘Zona riservata’ è una misura cautelare per evitare un futuro uso che impedisca o semplicemente aggravi la realizzazione dell’opera, non può essere concessa perché manca una sufficiente verosimiglianza che la soluzione prospettata dalle Ffs, così come risulta dall’incarto posto in consultazione, potrà essere attuata. Una cosa però ora è motivo di soddisfazione: siccome le Ffs considerano inveritiera la mia affermazione, ossia che esse hanno ancora gli occhi rivolti fuori Ticino, logicamente si deve dedurre che in ogni caso le Officine rimarranno in Ticino: se verrà data ragione a loro, ubicate a Castione; se verrà data ragione a noi (e di argomenti pertinenti e concludenti non soltanto formali, ma anche sostanziali, ne abbiamo parecchi), ubicate a Bodio-Giornico, a meno che restino a Bellinzona.