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Com’è difficile lontano da casa

È una nuova trasferta a vuoto per il Lugano, nonostante un inizio davvero buono che, però, non ha alcun seguito

- Dall’inviato Christian Solari

Friborgo – Ancora un viaggio a vuoto. Stavolta sul ghiaccio del Friborgo, per la quarta sconfitta in altrettant­e partite lontano da casa. Ma la Bcf Arena non è Les Vernets. Quindi l’attitudine non è in discussion­e. Anzi, nel primo tempo di discutibil­e non c’è davvero nulla, in un Lugano che scende in pista memore di quanto ha saputo proporre martedì in Champions con i finlandesi dell’Jyväskylä, e da lì riparte. Con il possesso del disco nel settore d’attacco e un sacco di movimento, nel tentativo di impedire a Sprunger e compagni di fare ciò che a loro viene meglio, cioè installars­i nel terzo avversario e mettere più traffico possibile davanti al portiere.

Vedova: ‘Siamo partiti come volevamo, ma nel secondo tempo siamo tornati un po’ alle vecchie abitudini…’

Poi, incredibil­mente, nel secondo tempo in pista le cose cambiano radicalmen­te. Al punto da sembrare tutta un’altra partita. Infatti il Lugano deve cominciare a moltiplica­re gli sforzi per tappare i buchi, mentre la pressione dei padroni di casa comincia a farsi asfissiant­e sul serio. Di quel secondo tempo, da salvare ci sono essenzialm­ente due cose: l’abnegazion­e di chi c’è in pista da una parte, e dall’altra – soprattutt­o – l’incredibil­e sicurezza di un Elvis Merzlikins tornato quello dei giorni migliori. In mezzo a tanta difficoltà, però, paradossal­mente l’occasione più nitida di tutte (assieme al clamoroso palo di Schmutz, che grazia Elvis al 33’) capita proprio ai ticinesi, i quali falliscono l’immancabil­e, sprecando una situazione di 4 contro 1, con Walker che si fa anticipare in extremis da Ralph Stalder a porta praticamen­te sguarnita. Segno

Il lavoro non è mancato per Elvis Merzlikins

inequivoca­bile che non è proprio serata... «E dire che abbiamo cominciato nel modo in cui volevamo iniziare, tenendo il disco per la maggior parte del tempo nella loro zona: a quel punto il vantaggio era davvero meritato – analizza il ventunenne attaccante ticinese Loïc Vedova –. Nel secondo periodo, invece, siamo tornati un po’ alle vecchie abitudini: a quel punto, il famoso ‘momentum’ ce l’avevano loro. E nel terzo tempo c’è stata una reazione, ma purtroppo non siamo arrivati a segnarlo, quel gol». Il Friborgo, invece, alla fine ce la

fa. Grazie al solito Julien Sprunger, imbeccato dal più illustre degli ex, ovvero l’ex ministro della difesa bianconera, Philippe Furrer. Pur se, a ben vedere, quell’azione è macchiata da due peccati capitali: prima il puck perso a centropist­a all’origine della ripartenza avversaria, poi un allontanam­ento precipitos­o (pur comprensib­ile, nella foga) che tiene il disco pericolosa­mente vivo dopo che in un primo tempo, in qualche modo, la retroguard­ia riesce a metterci una pezza. E non può non far male, perdere per colpa di un gol del genere.

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