Com’è difficile lontano da casa
È una nuova trasferta a vuoto per il Lugano, nonostante un inizio davvero buono che, però, non ha alcun seguito
Friborgo – Ancora un viaggio a vuoto. Stavolta sul ghiaccio del Friborgo, per la quarta sconfitta in altrettante partite lontano da casa. Ma la Bcf Arena non è Les Vernets. Quindi l’attitudine non è in discussione. Anzi, nel primo tempo di discutibile non c’è davvero nulla, in un Lugano che scende in pista memore di quanto ha saputo proporre martedì in Champions con i finlandesi dell’Jyväskylä, e da lì riparte. Con il possesso del disco nel settore d’attacco e un sacco di movimento, nel tentativo di impedire a Sprunger e compagni di fare ciò che a loro viene meglio, cioè installarsi nel terzo avversario e mettere più traffico possibile davanti al portiere.
Vedova: ‘Siamo partiti come volevamo, ma nel secondo tempo siamo tornati un po’ alle vecchie abitudini…’
Poi, incredibilmente, nel secondo tempo in pista le cose cambiano radicalmente. Al punto da sembrare tutta un’altra partita. Infatti il Lugano deve cominciare a moltiplicare gli sforzi per tappare i buchi, mentre la pressione dei padroni di casa comincia a farsi asfissiante sul serio. Di quel secondo tempo, da salvare ci sono essenzialmente due cose: l’abnegazione di chi c’è in pista da una parte, e dall’altra – soprattutto – l’incredibile sicurezza di un Elvis Merzlikins tornato quello dei giorni migliori. In mezzo a tanta difficoltà, però, paradossalmente l’occasione più nitida di tutte (assieme al clamoroso palo di Schmutz, che grazia Elvis al 33’) capita proprio ai ticinesi, i quali falliscono l’immancabile, sprecando una situazione di 4 contro 1, con Walker che si fa anticipare in extremis da Ralph Stalder a porta praticamente sguarnita. Segno
Il lavoro non è mancato per Elvis Merzlikins
inequivocabile che non è proprio serata... «E dire che abbiamo cominciato nel modo in cui volevamo iniziare, tenendo il disco per la maggior parte del tempo nella loro zona: a quel punto il vantaggio era davvero meritato – analizza il ventunenne attaccante ticinese Loïc Vedova –. Nel secondo periodo, invece, siamo tornati un po’ alle vecchie abitudini: a quel punto, il famoso ‘momentum’ ce l’avevano loro. E nel terzo tempo c’è stata una reazione, ma purtroppo non siamo arrivati a segnarlo, quel gol». Il Friborgo, invece, alla fine ce la
fa. Grazie al solito Julien Sprunger, imbeccato dal più illustre degli ex, ovvero l’ex ministro della difesa bianconera, Philippe Furrer. Pur se, a ben vedere, quell’azione è macchiata da due peccati capitali: prima il puck perso a centropista all’origine della ripartenza avversaria, poi un allontanamento precipitoso (pur comprensibile, nella foga) che tiene il disco pericolosamente vivo dopo che in un primo tempo, in qualche modo, la retroguardia riesce a metterci una pezza. E non può non far male, perdere per colpa di un gol del genere.