Socialità e fiscalità: le contraddizioni delle deduzioni fiscali
Da un punto di vista economico, una delle principali funzioni riconosciute allo Stato è la ridistribuzione della ricchezza. Con questa funzione si vogliono correggere le distorsioni distributive causate dall’economia privata. Questa funzione è centrale alfine di contenere le diseguaglianze, di favorire la coesione sociale, di promuovere i diritti delle persone e con essi la democrazia come pure la ricchezza e il benessere del Paese. Per svolgere questa funzione lo Stato da una parte, segnatamente tramite le imposte, si procura le risorse necessarie innanzitutto in base al reddito delle persone con un’aliquota progressiva. Chi è ricco paga un’imposta maggiore non solo perché il suo reddito è maggiore, ma anche perché la percentuale utilizzata per il calcolo dell’imposta aumenta con il crescere della ricchezza: l’imposta pagata per 1 Fr. di reddito aumenta con il crescere del reddito. D’altra parte lo Stato usa queste risorse per mettere a disposizione dei beni e delle prestazioni. Beni e prestazioni a cui tutti hanno accesso, indipendentemente da quanto hanno pagato con le imposte. Un esempio è la scuola pubblica obbligatoria. Le risorse fiscali sono poi utilizzate per degli aiuti specifici. Senza aiuti l’accesso a dei beni o delle prestazioni per le fasce di persone con reddito limitato può essere problematico o non dato. I contributi ai premi casse malati sono un esempio. Una regola fondamentale per gestire correttamente la funzione di ridistribuzione della ricchezza è di mantenere ben separati il compito di prelevare le risorse (la fiscalità) da quello della loro utilizzazione (le spese dello Stato) come ad esempio per la socialità e la sanità. Quando per contro si pretende di usare la fiscalità non solo per procurarsi le risorse, ma anche per rispondere a dei bisogni, si imbocca una scorciatoia che porta in un vicolo cieco. La prima conseguenza negativa è la perdita della trasparenza, dell’informazione e quindi del controllo e della guida dell’azione dello Stato. Le conseguenze negative diventano estreme quando si usano le “deduzioni fiscali” uguali per tutti per rispondere a dei bisogni. Questo uso porta allo smantellamento della funzione di ridistribuzione dello Stato. Per capirlo bisogna avere in chiaro cosa è una “deduzione fiscale”. Con deduzione s’intende una riduzione del reddito in base al quale si calcola l’imposta da pagare. La diminuzione dell’imposta da pagare per il contribuente a seguito di una deduzione è dunque tanto più grande quanto maggiore è il reddito, e questo senza limite, mentre diventa sempre più piccola fino ad azzerarsi quanto minore è il reddito del contribuente. Di fatto con le deduzioni si opera al contrario di quanto spiegato per il prelievo delle imposte. In pratica si tende a ritornare alle disparità di reddito iniziali prima del prelievo delle imposte. In questo modo al posto di dare una risposta mirata al “necessario”, dove c’è un bisogno, si premia il non bisogno, il non utile, si sprecano le risorse. Facciamo un esempio per il Ticino: un contribuente con un figlio a carico e un reddito di 1’000’000 di franchi, grazie alla deduzione forfettaria di 11’100 franchi, ottiene un risparmio di imposta (cantonale e comunale) di 3’300 franchi. Un contribuente con un figlio a carico e un reddito di 20’000 franchi, invece ottiene un risparmio di nemmeno 100 franchi. Da notare che le deduzioni, diversamente dai contributi, sono accordate indipendentemente dalla sostanza: anche un miliardario ne beneficia. Eppure il Canton Ticino ha il primato svizzero delle deduzioni per figli e per gli oneri assicurativi. È nota l’ondata di incrementi di queste deduzioni dei pacchetti di sgravi di inizio 2000. A livello cantonale l’ultima iniziativa di attualità è quella dell’Udc per i premi cassa malati. Questo uso non appropriato delle risorse per le deduzioni menzionate (dato 2016) comporta un’incidenza finanziaria negativa per il Cantone e i Comuni di ben 355,9 milioni di franchi all’anno. Un importo ben superiore alla spesa per i sussidi ordinari ai premi cassa malati e per gli assegni figli di complemento. Curioso che a promuovere queste misure per i ricchi, il non bisogno, sono le forze politiche che da decenni accusano lo Stato di sprecare le risorse, mentre le stesse hanno di recente tagliato i sussidi mirati ai bisogni.