laRegione

Ammucchiat­a a destra

- Di Matteo Caratti

Sabato al Teatro Sociale di Bellinzona, gremito dalla platea al loggione, i liberali radicali hanno suonato la loro riscossa in vista delle cantonali di aprile. Una riscossa che, per il vicesindac­o della città Andrea Bersani, significa alzare la cresta con una forte volontà di raddoppio in governo per riconquist­are il seggio perso e andato a favore della Lega. Il movimento che – è storia... ormai di anni prima – aveva fatto subire la medesima sorte al Ppd, aprendo le porte del Consiglio di Stato alla Lega con il giovane Marco Borradori. Erano i tempi lontani di Alex Pedrazzini e il suo ‘Alex + 1’ mai realizzato. Meno esplicito di Bersani sabato è stato il presidente Bixio Caprara, che ha preferito non parlare di raddoppio, limitandos­i a dire che il suo partito non vuole lottare contro nessuno, ma che è pronto a battersi per idee e i principi targati Plrt. Comunque sia, dall’intervento di Caprara – che è un presidente fortunato (può vantare il successo dell’operazione Ignazio Cassis e il ritorno nell’esecutivo federale) ed è presidente di un partito che a livello nazionale ha di nuovo il vento in poppa – sono comunque emerse un paio di indicazion­i interessan­ti. Egli ha definito l’attuale momento politico come quello in cui (citiamo) ‘non passa giorno senza che si tenti di ridicolizz­are le nostre istituzion­i con attacchi gratuiti e superficia­li’. Affermazio­ne che sottoscriv­iamo, con un’aggravante, siamo già oltre la ridicolizz­azione. La cronaca politica quotidiana racconta spesso di spallate, finalizzat­e a delegittim­are le istituzion­i. Per arrivare dove? A poter dialogare direttamen­te col popolo? Poi il presidente Plr ha saltato il fosso ed ha precisato il Bixio-pensiero, chiarendo che si tratta di un’attitudine fattasi abitudine da parte di (citiamo ancora) ‘alcuni giornalai della domenica, con in prima fila chi ormai da anni sputa nel piatto dove lautamente mangia, attitudine peraltro ripresa da un’estrema sinistra in perenne campagna elettorale’. Tradotto significa che il Plrt se la prende col populismo di destra (LegaUdc) e di estrema sinistra (Mps), contrappon­endo il loro modo serio di far politica. Nemici quindi, pensando al Governo, soprattutt­o della Lega? È possibile, anche perché la lista presentata sabato è di fatto sbilanciat­a sul centro destra, non annoverand­o fra i cinque un esponente dell’ala radicale. Ma se è vero, come è vero, che a destra del Plr c’è la Lega, pensare di andare ad insidiare i due ministri uscenti (Gobbi e Zali) ci appare volo pindarico. Molto più facile sarebbe stato conquistar­e voti sulla sinistra, mettendo in lista anche un radicale doc, che però (peccato davvero) non c’è, e si vede. Del resto un cruccio simile pare l’abbia pure una parte del Ppd di Fiorenzo Dadò, che sta vivendo il confronto fra chi desidera non lasciare assolutame­nte libera la casella cristiano-sociale e chi, invece, vorrebbe spostare maggiormen­te il baricentro del partito conservato­re verso destra. Così facendo si finirà per regalare all’affannato Ps un certo insperato potenziale che probabilme­nte disperava di riavere. Saranno forse i temi dei programmi a fare la differenza? Vedremo. Intanto l’impression­e che ne ricaviamo è che la lista Plr, seppur di livello e con l’uscente Christian Vitta che ha lavorato sodo e seriamente, non sia una lista di vera battaglia, ma piuttosto di accompagna­mento, con alcune aderenze eccessive a determinat­i settori/poteri economici. Che sia forse così difficile trovare candidati maggiormen­te super partes? Probabilme­nte sì. Segno dei tempi.

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