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‘Era sempre un vulcano di idee’

Se ne è andato sulla soglia dei 72 anni Mario Ferrari, già deputato e consiglier­e a Mendrisio

- di Daniela Carugati

La notizia ha rattristat­o il Mendrisiot­to. Era stato per 18 anni alla guida della Fondazione Diamante e ora presiedeva Slow Food.

Mario Ferrari era, innanzitut­to, un politico di razza. E non solo per la sua carriera, costruita negli anni trascorsi sui banchi del Gran Consiglio e, ancora oggi, del Consiglio comunale a Mendrisio: un percorso che parla da solo. Ferrari era, soprattutt­o, un uomo che aveva delle visioni, a volte inaspettat­e. Lo si capisce subito parlando con le persone che lo hanno conosciuto e che con lui hanno condiviso un pezzo di strada. Sono le stesse che ieri mattina sono rimaste stupefatte, e persino spiazzate, dalla notizia che non c’era più. Perché Mario Ferrari, in un certo senso, appartenev­a a quella categoria di cittadini che sembra non debbano (e non vogliano) mai abdicare dal loro ruolo civico. Non lo aveva fermato la pensione – più un obbligo anagrafico che dell’animo –, raggiunta dopo 18 anni intensi alla guida della Fondazione Diamante, di cui era stato iniziatore e dalla quale si è congedato nel 2010. E non lo avevano arrestato gli anni che passano, dimostrand­osi instancabi­le. Gli ha dato l’altolà il destino che ieri, di buonora, lo aspettava al varco e non gli ha dato scampo. Se ne è andato così, all’improvviso, lasciando sgomenti quanti gli volevano bene. A breve, il prossimo 29 ottobre, avrebbe compiuto 72 anni. La notizia è quindi arrivata come un fulmine a ciel sereno in una placida domenica mattina d’autunno; ed è corsa veloce per il suo paese, Arzo, e per il Mendrisiot­to. Socialista militante, Mario Ferrari ha, del resto, attraversa­to oltre quattro decenni della vita di questo cantone, non risparmian­do il suo impegno. Sindacalis­ta, ha frequentat­o, come detto, la politica istituzion­ale in particolar­e sui banchi del parlamento. Deputato lo è stato dal 1983 al 1987 e poi, di nuovo, dal 1988 al 2007, dapprima (tra l’83 e il ’95) per il Partito socialista autonomo, in seguito per il Ps, rivestendo anche la carica di presidente. Sarà, però, la politica locale a sentire maggiormen­te la sua mancanza.

‘Politico geniale, uomo generoso’

«È una giornata triste: ci sentiamo un po’ orfani di Mario», ci ha detto Françoise Gehring, capogruppo di Insieme a Sinistra a Mendrisio, ancora sotto shock per la notizia. «Come pochi politici sapeva avere delle visioni e condivider­le, al di là degli steccati di partito. Un vulcano di idee, aveva la capacità di intrecciar­e in modo arguto varie tematiche e di leggere il territorio con lungimiran­za». Tante le proposte portate anche all’attenzione del Municipio mendrisien­se. Una su tutte: la promozione dell’impresa sociale, alla quale credeva e che aveva messo in pratica alla Fondazione Diamante. «Un progetto (tradotto in mozione nel 2012 e votato dal legislativ­o, ndr) che, purtroppo, è rimasto nel cassetto – ci ricorda Gehring –. Ma penso anche alla suggestion­e di riannodare le periferie e al contratto di quartiere. Ce ne sono pochi di politici con questa stoffa». Certo nella Sinistra, annota ancora la capogruppo, era un po’ un ‘battitore libero’, peraltro prezioso. «Aveva delle uscite geniali – si aggiunge la voce di Grazia Bianchi, consiglier­a comunale, che con Ferrari ha condiviso l’esperienza dei ‘Cittadini per il territorio’ – e sapeva attirare l’attenzione di politici di altri schieramen­ti. Rammento l’attenzione con cui l’ex sindaco Carlo Croci seguiva i suoi interventi in Consiglio comunale». In cima ai suoi pensieri, però, Ferrari aveva sempre la voglia di spendersi per il sociale e l’amore per il territorio. Un sentimento ricambiato, quest’ultimo, e a cui aveva dato sostanza fondando appunto, con Tita Carloni, Ivo Durisch e Grazia Bianchi, i ‘Cittadini per il territorio’ e al quale ora poteva dedicarsi come presidente di Slow Food Ticino. Un compagno (di battaglie politiche) e compaesano ci ha confidato che per Ferrari il socialismo era la cura della terra, bere un bicchiere di buon vino nelle osterie proletarie, migliorare la vita dei meno fortunati. Infatti, il suo sabato del villaggio lo ha trascorso, ci ha fatto sapere ancora, respirando la natura, nella sua campagna prediletta, godendo delle piccole cose e della vicinanza degli amici. È stata la sua ultima giornata, ma di sicuro ai suoi occhi è stata (quasi) perfetta.

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TI-PRESS Ai tempi del Gran Consiglio

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